Daniel Bravo : Juve – Parma fu un accordo
Non se ne esce più. Sull’ Italia calcistica cominciano a pesare ombre gigantesche, difficili da digerire. Dall’altra estate, come un fiume in piena che travolge tutto e lascia solo rovine e detriti, gli scandali si susseguono uno dopo l’altro. Una concatenazione di eventi che difficilmente non sono riconducibili ad un sistema malato, addirittura precedente al 2006, l’estate di Calciopoli che svegliò il mondo del pallone da uno strano intorpidimento e rese chiare situazioni più vicine agli ambienti della malavita che allo sport.
Sono passati sei anni, e quello che esce fuori in questi mesi è tutt’altro che inferiore come portata ai fattacci di Moggi & co. Sembrerebbe che siamo entrati in una fase dove, a livello calcistico, l’intero impianto si poggi su di un piano inclinato. Da questo piano si rotola sempre più giù, sempre più velocemente, la risalita appare impossibile agli occhi di chi ama lo sport più bello del mondo. Ma veniamo ai fatti.
Di ieri, 19 giugno, le dichiarazioni di Daniel Bravo, ex giocatore francese del Parma, che indica nel campionato 1996/97 un accordo nella gara Juventus – Parma, terzultima del girone di ritorno. “Non ho mai concordato il risultato di un incontro, però ne ho subito uno. All’ultima partita importante avremmo potuto giocarci il titolo con il Parma, ma di fatto non avremmo mai potuto vincere. Allora all’intervallo ci siamo accordati per un pareggio, in perfetto accordo” . Queste le testuali parole dell’ex ducale. Parole che non lasciano interpretazione alcuna. “Non capivamo, dicevamo: “Siete pazzi, possiamo vincere!”, ma gli altri: “Siamo in Italia, qui, lasciate stare”. Sembrerebbe che l’altro giocatore con il quale Bravo condivise lo stupore fosse Lilian Thuram. Quello che non possiamo sapere è se ci siano altri episodi del genere riguardanti la tanto chiacchierata “Epopea Moggi”, più volte accusato a fine anni novanta da Zdenek Zeman, allenatore della Roma, soprattutto per la questione del doping.
Quindi, ricapitolando, negli ultimi trent’anni abbiamo assistito ai calcioscommesse del 1980, 1986 e 2011, quest’ultimo ancora in fase di giudizio e di vasta portata. Oltre ciò va aggiunto lo scandalo del 2006, per il quale cinque squadre di A ( Juventus, Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina) ed una di B (Arezzo) sono state condannate a livello sportivo, mentre il giudizio penale è solo al primo grado. Se ognuno di noi ripensasse a tutti questi eventi nello stesso istante, verrebbe la nausea. Ma in Italia abbiamo la memoria corta e il cuore grande, non me ne vogliano gli amici juventini, ma andare contro a sentenze passate in giudicato e urlare ai quattro venti di aver vinto trenta scudetti è un cattivo esempio da non dare.
Sono passati quindici anni, e lascia perplessi il tempo fatto trascorrere dal francese prima di tirare fuori questo episodio increscioso. Va bene che siamo in Italia, come dicevano i suoi compagni, ma adagiarsi e agire “all’italiana” è altrettanto compromettente. Facendo così non ci si lava certo le mani.