Sul palco di "The Voice" trionfa ancora Valerio Jovine

1 Maggio 2014
luciana
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untitled (2) Ieri sera, sul palco di “The voice of Italy” ha preso, finalmente, corpo, voce ed anima, il Knockout più atteso: quello di Valerio Jovine.

Ed io, esattamente come lui, proprio perché ho conseguito la laurea presso la sua medesima “Università di pensiero”, adoro sovvertire le regole e, quindi, “guasto la festa” a chi, sciaguratamente, ieri sera, si è perso la sua esibizione, preannunciandogli l’epilogo: ha vinto Valerio.

O meglio, ha vinto l’amore.

Quell’amore che gli ha dettato la scelta del brano da interpretare, quello, puro, sconfinato, che non conosce vergogna né inibizioni, quello primordiale, che funge da motore della vita e che sarebbe capace di spostare finanche le montagne: quello di un padre verso sua figlia.

Nel caso di Valerio, il fulcro di quel recalcitrante sentimento d’amore si chiama Emma, la più giovane cultrice del raggae esistente, nata alle pendici del Vesuvio appena qualche mese fa e la canzone scelta da papà-Valerio per coronare quel legame inscindibile è “Isn’t she lovely” di Stevie Wonder.

Bisogna sempre avere la convinzione di cantare quello che si canta e questo pezzo, in questo momento, mi appartiene”.

Una scelta dettata dall’istinto, dall’emozione insita nel sentimento, scevra da qualsivoglia calcolo, avulsa dal raziocinio.

Valerio non canta per vincere, ma per divertire e divertirsi e, ieri sera, ha cantato anche per conferire il massimo e più sublime tributo a quel sentimento d’amore.

E nel fatto stesso di esserci riuscito, ancora una volta, va ricercata la sua più eloquente e significativa vittoria. Inoltre, l’ulteriore conquista dell’ennesimo passaggio di turno che gli consegna il pass per accedere ai “Live”, rappresenta “la vittoria che suggella la vittoria”: quella conseguita seguendo la strada indicata dal cuore.

Quando è “il contrabbandiere d’ammore” Valerio Jovine a salire sul palco del talent show di Rai Due, prende forma una performance talmente prodigiosa nella sua dirompenza che, lei stessa per prima, fatica a contenersi in quei 90 secondi che gli spettano.

La sua voce è una mitragliatrice che, incessantemente, spara colpi di energica positività, è un raggio di sole che si fa spazio tra copiose nuvole grigie, nel bel mezzo di una pioggia di emozioni, contrastanti, eppur armonicamente congiunte da una casuale, ma tutt’altro che fortuita, sinergica sincronia, è il mare d’inverno, che divora scogli e sabbia, al cospetto del quale, null’altro si può fare che rimanere inermi ad osservare quel sontuoso spettacolo d’indomabile egemonia, è il vento d’estate che spettina i capelli, mentre accarezza viso ed anima: è Valerio Jovine che implode il suo canto d’amore per Emma.

E poi c’è la performance di Italo, papà di Valerio, perno portante del “team-Jovine”, presente tra il pubblico, insieme al fratello Massimiliano, leggendario bassista dei 99 Posse, per supportare Valerio in questa nuova ed affascinante avventura, rimarcando, cavalcando ed enfatizzando quel sincero ed indomabile sentimento paterno, quello stesso amore che suo figlio, al contempo, sviscera sul palco, mentre lui, papà-Italo, fatica a contenere l’orgogliosa emozione che gli arde nel petto e gli gronda dagli occhi.

Un vero e proprio “ultras dell’amore” Italo che ha palesato, a chiare e marcate lettere, da quali radici Valerio ha attecchito ardore, passione, impeto, grinta, mordente, tenacia, combattività ed incisività.

Un amore, quello brillantemente interpretato da Valerio che, anche grazie all’inconsapevole e commovente trasporto palesato dal padre, in 90 secondi, assume frammiste e disarmanti sfumature: tutte parimenti marcate, decise, forti, volitive, dinamiche, esplosive come strabilianti fuochi d’artificio, quelle che, una volta terminate, ti lasciano le papille emotive sporche di quel limpido ed esplicito dispiacere che ti induce, irrazionalmente ed istintivamente, ad esclamare: “Ancora!”

Come lo stesso Valerio ha umilmente e francamente asserito, la sua voce, non è una delle più prodigiose tra quelle partecipanti al programma, tuttavia, è il modo in cui la plasma, tutte le volte, ad aggrovigliare le budella e a trascinare il pubblico in quella bolgia di coinvolgente ed irresistibile entusiasmo che, da solo, ogni volta, in pochi brandelli di attimi è capace di sagomare.

La marcia in più di questo scaltro ed ingegnoso scugnizzo è insita proprio nella sua napoletanità: quella che gli conferisce quella mimica espressiva e quella congenita ritmicità che rendono “uniche e diverse” le sue performance e che, inoltre, gli consentono di “truccare” il suo talento, trasformandolo, di volta in volta, in una Bentley o una Ferrari o una Aston Martin, a seconda delle necessità dettate dall’impeto e dalla carica emotiva ed emozionale del momento.

Vince Valerio, perché, in ogni “bella storia” che si rispetti, l’amore, alla fine, trionfa sempre.

Vince Valerio ed accede ai “Live” e questo vuol dire che “Ora ci divertiamo, guagliù!”

E “la storia normale di chi ama ancora sognare” continua.

https://www.youtube.com/watch?v=N29pHqzwtSE

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