Quando a bussare alla porta dell'anima è "la persona"

6 Aprile 2014
luciana
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mano nella mano cammino binarioEsiste un tempo per ogni cosa ed un tempo giusto per ogni cosa.

Talvolta, poi, accade che il Fato sovverta le regole e mescoli le carte incastrando eventi giusti nel tempo sbagliato.

Ed è così che nasce l’alibi più facile ed inattaccabile con il quale confezionare un due di picche: “Sei la persona giusta nel momento sbagliato“.

No. Non cadete mai nel madornale ed ingenuo errore che possa essere una frase dipinta a fedele specchio della realtà.
Tutto può essere annoverato nell’elenco delle cose “sbagliate” tranne “la persona“.

Ed è in questa amara, ma sincera verità che va ricercata la più autentica radiografia della realtà dei fatti: se il tuo cuore ha udito quella frase, allora, non sei “la persona“.

Perché, quando “la persona” irrompe nella tua vita, non esiste impedimento che tenga: deve essere tua.

Non esistono problemi, remore, riserve, timori, titubanze, sfiducia, indugi, esitazioni, dubbiosità, nuvole, temporali, montagne, distanze, precarietà e vicissitudini sufficientemente valide ed insormontabili.

Ogni cosa, dalla più semplice alla più complessa, sbiadisce fino ad annullarsi in un armonico caos, per poi dissolversi nelle certezze che il cuore imprime ai nostri passi, mentre ci conduce verso di lei.

Che quel germoglio sbocci poi in un amore o nell’ennesima deludente ed arida sterpaglia, al cospetto dell’euforica emozione che demarca il desiderio di conquista, di appartenersi, di viversi, di respirarsi, di fondersi… Beh, risulta un dettaglio piuttosto effimero e trascurabile.

Non trasformiamoci in zombie che si trascinano lungo l’opaco e truculento cammino dei rimorsi, in quell’angusto e dissestato sentiero, satollo di enormi macigni, ai quali sono ancorati gli abbracci che non siamo stati capaci di rivendicare, i baci che non abbiamo rubato, le bottiglie che non abbiamo stappato, i brindisi che non abbiamo pronunciato, le carezze che non abbiamo dato, il lento che non abbiamo ballato, la canzone che non abbiamo dedicato, le follie alle quali non abbiamo conferito mordente e gambe, oltre che profonde buche all’interno delle quali sono seppelliti tutti i “ti voglio” che, prima il nostro cuore e poi la nostra voce, si sono rivelati incapaci di sussurrare, esclamare, urlare, le tonnellate di sms scritti e poi cestinati, le corse sotto casa, terminate con una codarda e timorosa retromarcia, le telefonate ed i discorsi che hanno avuto fiato solo nella nostra più fervida ed utopistica immaginazione, i pensieri che ci tengono compagnia durante la notte che si tramutano poi nei sogni che dormono accanto a noi, nel nostro stesso letto e che si dissolvono, come bolle di sapone, con il sopraggiungere delle prime luci dell’alba.

Ed è per questo che l’errore più lancinante ed imperdonabile che si possa commettere è proprio quello di lasciare che a predominare la scena sia il rimpianto di come poteva essere e non è stato, solo perché ci siamo scoperti incapaci di vestirci di quel sano ed incosciente coraggio necessario per afferrare la mano della “persona” e tirarla verso di noi.
A patto che, dentro di noi, sia acceso quel flebile, ma imprescindibile barlume di desiderio che scaturisce dalla scintilla che “la persona” e solo “la persona” accende nelle più passionali e volitive stanze dell’anima.

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