Roger Waters compie 70 anni: la disperazione di un uomo e il mito di un artista

6 Settembre 2013
Giovanna Casoria
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Roger Waters at the East Side GalleryRisale a qualche giorno fa la visita di Roger Waters al Muro di Berlino, simbolo di ciò che George Orwell quasi 70 anni fa profetizzò sulle sorti dell’assetto politico mondiale. Con l’intento di difendere ciò che resta a testimonianza di quell’epoca dall’equilibrio precario, l’icona del rock ha diffidato dall’eccesso di protagonismo legato da sempre alla sua figura, intervenendo pubblicamente contro il suo completo abbattimento, in vista della costruzione di quartieri residenziali.

E non è un caso che il suo nome risulti legato soprattutto a “The Wall”, concept album del suo storico gruppo, i Pink Floyd. Un progetto da cui traspariva già all’epoca l’insofferenza del genio Waters, autore di tutti i testi e ideatore della storia di fondo, a tratti autobiografica, incentrata sulle vicende di Pink, una rockstar incapace di rapportarsi agli altri poiché barricata dietro un Muro, frutto dei suoi drammi esistenziali.

Una barriera disumanizzante, che rendeva bene l’idea di una ‘quieta disperazione’, compagna di vita di un uomo problematico, giunto incredibilmente a toccare i settant’anni, in un percorso accidentato che lo ha portato ad avvalersi del suo talento, probabilmente per sopportare meglio il peso di essere diventato, in anticipo sui tempi, una leggenda vivente.

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