La grandiosa protesta dei lavoratori dello spettacolo francesi – FOTOGALLERY
Sono tanti, sono incazzati e lo sono in maniera creativa. Non potrebbe essere altrimenti dal momento che loro, gli “Intermittents et precaires du spectacle” sono l’anima artistica di un intero paese. E sono in lotta. Al grido “Ils ont les milliards, nous sommes des millions”, i lavoratori dello spettacolo francesi hanno invaso le piazze, occupato i teatri, boicottato gli spettacoli, convocato improvvisate e spontanee assemblee pubbliche proclamato decine di scioperi – ultimo quello che rischia di paralizzare l’attesissimo Festival d’Avignon, che dovrebbe aprirsi il prossimo 4 Luglio – per protestare contro la legge, approvata dal governo in via definitiva lo scorso 29 giugno, che ratifica il nuovo accordo sull’indennità di disoccupazione.
Forte restrizione dei criteri di accesso di intermittenti, precari, interinali e professionisti del quinto stato e buchi di bilancio scaricati sui soggetti più sfruttabili sono solo alcuni dei punti contestati dagli artisti precari francesi, la cui colorata protesta ha incrociato trasversalmente le attuali manifestazioni in nome della dignità dei lavoratori con il sostegno, da una parte, della Confindustria francese, che chiede al governo maggiori controlli sul lavoro usurante e i turni massacranti, dall’altra del Sindacato dello Spettacolo (CGT). E proprio il Segretario Generale, Denis Gravouil, nei giorni scorsi ha infiammato la lotta invitando tutti i manifestanti ad un mega sciopero di massa in occasione del celebre Festival teatrale di Avignone, il più importante evento live dell’estate francese, autentica prova del nove per la coesione del movimento “Siamo sicuri che non avrà luogo – ha dichiarato sicuro Gravouil alla stampa -. O meglio che si svolgerà secondo le modalità decise dai lavoratori dello spettacolo”. “Sacrificare il Festival non servirà a nulla” controbatte amareggiato Olivier Py, direttore artistico di questa edizione, che teme un festival a singhiozzo, come già accaduto per altri eventi e manifestazioni artistiche delle scorse settimane, con continue cancellazioni e rinvii decisi dagli artisti, riuniti in un neonato coordinamento nazionale, e comunicati alle istituzioni solo all’ultimo momento.
Dopo l’occupazione, nelle scorse settimane, prima della direzione generale delle Poste in solidarietà con i lavoratori in mobilitazione, poi del Châtelet di Parigi – solo l’ultimo di una lunga serie di teatri occupati dai manifestanti – il Ministro della cultura Aurélie Filippetti ha cercato l’incontro con i rappresentanti della protesta, chiedendo pubblicamente una tregua ed una mediazione. “Accettate la mano testa del governo – ha chiesto ai manifestanti -. I Festival devono avere la possibilità di svolgersi regolarmente, gli artisti di esprimersi sul palcoscenici insieme ai tecnici … Le discussioni sono le benvenute senza che questo significhi però annullare le manifestazioni previste”.
Nudi o mascherati, i lavoratori dello spettacolo, fanno sempre molta scena: e, con le loro ardite, artistiche ed allegre proteste accendono i riflettori su quelle di precari e sans papier di poste, ferrovie e centri commerciali a cui la Filippetti ha offerto la disponibilità dell’Eliseo a rivedere le leggi sul ribasso del sussidio di disoccupazione. “Oggi – ha detto loro il ministro – abbiamo finalmente l’occasione di realizzare la grande riforma attesa da tanto tempo. Dal 2003 stiamo vivendo un progressivo impoverimento e una precarizzazione molto più vasta degli artisti e dei tecnici dello spettacolo. Il dialogo è possibile, anzi è accessibile, e così le condizioni perché i festival possano avere luogo regolarmente. Ogni rinuncia sarebbe una sconfitta in un momento che ci offre l’opportunità di ricostruire per tutti gli intermittenti, regole più giuste e più adatte alla situazione attuale”.
Ma l’accordo è stato ormai ratificato e “la lutte – come dicono i lavoratori dello spettacolo – est ici”.
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