Vorrei fare come in American History X, però con i raccomandati

7 Settembre 2014
Davide Di Lorenzo
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Stamattina mi so’ svegliato storto. Non storto nel senso che c’avevo tutte e due le braccia addormentate che mi penzolavano lungo il corpo tipo Slenderman e il collo che sembrava lo scivolo rosso del Magic World. No aspè, in effetti mi sono svegliato così: ricominciamo.

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Stamattina mi sono svegliato nervoso. Nervoso tipo come se mi sentissi la pelle abitata da mille formichine e un chiattone seduto sullo sterno che mi impedisce di affondare i respiri. Quel nervoso che appena apri gli occhi ti viene voglia di scalciare a schiovere come se uno ti stesse mantenendo i pedi: avete presente? Sto pensando che è Settembre, il mio primo settembre senza un corso da cominciare, una laurea da prendere o un Master da provare. Sì, sto partendo con un criticone a quei figli di papà che si comprano il Master in Marketing del mio culo alla Brighton University of the Swag.

Prima però devo fare due premesse, sennò sembro il solito rosicone M5S che gonfia di mazzate i mulini a vento e poi tanto pure se c’aveva i soldi lo stesso non faceva niente perché è scemo.
1- Chi mi conosce lo sa: mi so laureato in tempo, tutto bellino e sistemato, triennale specialistica master; ma mo’ basta sennò sembra che vi ho fatto leggere ‘sto poco solo per atteggiarmi e poi non sono nemmeno queste le bilance della cultura, anzi. E poi lo stesso identico discorso lo si può fare per chi si fa il mazzo tanto a pagarsi le sale prove per suonare e poi vede i locali che riempiono di soldi gente che si compra le visualizzazioni su Youtube (per esempio).
2- Non ho niente contro nessuno ma tutto dovrebbe funzionare diversamente, non per il Signor X che sono io, ma per il bene della società.

220px-Alexis_de_tocqueville_croppedUna volta lessi un libro (anzi nemmeno tutto perché intero nemmeno è stato mai stampato) di un illuminista austriaco talmente sconosciuto che quando viveva a Parigi e se la faceva al Caffè Procope lo facevano sedere sullo sgabello vicino la porta del cesso da solo, e Rousseau gli tirava le noccioline dietro la testa. Fatto sta che questo reietto dimenticato (forse perché teneva un nome più lungo di Guglielminpietro) fu tra i primi a parlare di meritocrazia ma non al fine di massimizzare il benessere del cittadino che avesse ottenuto una determinata posizione di “spicco” nella società ma per il bene della società stessa, in quanto, avrebbe goduto del fatto che i propri amministratori e tecnici erano selezionati tra i migliori in quel settore. Un discorso del genere lo faceva pure Alexis de Toqueville, uno che praticamente scrisse da solo la filosofia alla base della Costituzione degli Stati Uniti, affermando, per esempio:

Presso i popoli democratici nuove famiglie sorgono di continuo dal nulla, altre vi ricadono incessantemente e quelle che restano cambiano faccia; la trama dei tempi si rompe in ogni istante e l’orma lasciata dalle generazioni scompare…Ogni classe finisce con l’avvicinarsi con le altre e mescolarvisi, i suoi membri diventano indifferenti come estranei tra loro.

E nemmeno ve lo dico cosa diceva sulla successione degli incarichi e delle proprietà private. Ma alla fine basta scrivere “Agnelli-Elkhan” su Google per farsi un’idea. Quando qualcuno che ha deciso di pagare 50.000 £ o $ o Euro (il cambio può oscillare quanto vuole, non li tengo manco tra 10 anni) mi dice che se non li ho potrei prendere una borsa di studio gli prenderei la testa e farei American History X sul marciapiede all’altezza dello scarico della fogna. Lasciando stare che nel concreto abbasso la testa, studio e vedo davvero di prenderla (e una volta chissà come ci sono già riuscito) perché tanto o faccio così o finisco con un cappellino di carta argentata a maledire Monti, Bossi e Napolitano sotto al Municipio; il discorso non ha alcuna logica. E’ come fare una corsa a ostacoli che ha alcune corsie con le asticelle molto più basse rispetto alle altre. Tu puoi essere pure Husain Bolt ma se hai saltato le asticelle truccate non hai garantito al pubblico di essere il più bravo a parità di condizioni (a differenza dell’altro che invece è inciampato e sta ancora iastemando col ginocchio in mano tipo Peter Griffin) anche se magari alla fine avresti vinto lo stesso.

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Sarà che ero uno che quando da bambino mi accorgevo che potevo facilmente imbrogliare e vincere a Monopolino preferivo perdere se era giusto così ma oggi, se sapessi che buona parte di quello che ho realizzato non è stato per miei meriti ma per chissà quali rettangolini di carta con la firma di mio padre e tre chiavi stampate sull’angolo a destra, probabilmente a 30 anni indosserei una collana di iuta attaccata al lampadario prima di scalciare via una sedia sotto di me. Fate i gran signori al Master in International Economics e poi se vi chiedono la “Dutch Disease” pensate che è una malattia che si prende se al Red Light District di Amsterdam vi scordate il preservativo. Fate quello che volete, ma almeno finitela di atteggiarvi, sennò, ve lo giuro sulla buonanima di Little Tony, divento Batman e spawno (appaio) dal nulla con domande iper-difficili che manco il professore le sa e vi inguaio la posteggia che stavate ingarrando fuori all’Intra Moenia.

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