Il segreto della notte stellata di Van Gogh

23 Agosto 2014
Jakob Panzeri
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Il cielo maculato di astri, ardente di bagliori e areole. Il cipresso ponte fiammeggiante tra la terra e il firmamento di una notte che ha affascinato, stupito, ammaliato un uomo che nell’estate del 1889 osservava il cielo della Provenza e affascina ancora ognuno di noi. Quest’uomo era Vincent Van Gogh, autore de “La notte stellata”.

“Guardare il cielo mi fa sempre sognare. Perché, mi chiedo, i punti scintillanti del cielo non sono accessibili come i puntini neri sulla cartina della Francia? Proprio come prendiamo il treno per andare a Tarascona o a Reims, così prendiamo la morte per raggiungere una stella (dalle lettere al fratello Theo)

 

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Tradizionalmente si era ritenuto che Van Gogh soffrisse di schizofrenia. Un universo allucinatorio segnato da una dolcezza straziante interrotto da crisi di delirio persecutorio, a cui imputare la frantumazione lacerante e dilagante dell’Io, le sue liti con Gaugain, il taglio dell’orecchio. Questa ipotesi fu però smontata dalla psichiatra francese Francoise Minkowska studiando i colori. Uno schizofrenico difficilmente avrebbe utilizzato una tinta come il giallo solare, fondamentale in molti capolavori di Van Gogh. Gli schizofrenici hanno una tendenza a preferire il bianco, il nero e i colori sfumati. Le tinte accese sono tipiche degli epilettici. Oggi si ritiene che Van Gogh abbia sofferto di una psicosi epilettica.

Ma quale è il segreto della Notte Stellata?

Un indizio ci viene fornito da un altro quadro di Vincent: il ritratto del Dr.Gachet.  Nel 1889 Vincent conosce il Dr. Gachet, amante dell’arte, della botanica e fautore dell’evoluzionismo darwiniano. Tra l’artista e il dottore si sviluppa un grande rapporto di amicizia e di condivisione dell’arte. Il dr. Gachet accetta di posare per una tela di Vincent. Il ritratto del Dr.Gachet è uno dei quadri più enigmatici di Vincent Van Gogh. Un tavolo rosso, un libro giallo e una pianta. Di che pianta si tratta?

DIGITALIS PURPUREA

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L’utilizzo di erbe in medicina è antichissimo: sappiamo che gli antichi Egizi utilizzavano l’oppio per contrastare la diarrea. Nel 1775 al General Hospital di Birmingham il dottor. Withering utilizza per la prima volta la digitale purpurea per lo scompenso cardiaco. Dalla digitale si ricava la digossina, ancora oggi uno dei farmaci più utilizzati in cardiologia per la cura dello scompenso cardiaco. La digossina infatti ha un effetto inotropo positivo, aumentando la contrazione muscolare delle fibre miocardiche atriali e ventricolari. Ma la digossina nell’Ottocento è stata utilizzata impropriamente come terapia di moltissime patologie e tra di esse l’epilessia e la cefalea.

E’ possibile che il Dr.Gachet abbia consigliato a Vincent Van Gogh di curare l’epilessia con la Digitale?

Assumere una dose eccessiva di digossina (2 ng/mL) porta il soggetto all’intossicazione digitalica. L’intossicazione digitalica è caratterizzata da un rallentamento del battito cardiaco. Tra le manifestazioni maggiormente riferite dai pazienti ci sono anche alterazioni della vista e la possibilità di vedere aloni gialli intensi intorno agli oggetti.

E’ per questo che alcuni critici d’arte e storici della medicina pensano che la Notte Stellata sia stata realizzata da Van Gogh durante un’esposizione a una elevata dose di digossina, che ha accentuato nei suoi occhi lo spettacolo di luce fiammeggiante del cielo.

Tutto questo non significa certo ridurre l’arte di Van Gogh all’ambito della psicopatologia. Van Gogh è stato un pittore geniale, autore di ben 864 tavole e più di mille disegni. Ha raccontato il ciclo delle stagioni, la terra e i suoi delicati frutti, il sudore del campo e della vita agreste, l’esistenza semplice e faticosa dei contadini. Un genio del colore e un intellettuale impegnato nell’etica e nel sociale, denunciando ne “I mangiatori di patate” la miseria della vita delle campagne olandesi. Un uomo dall’animo sensibile che nella sua vita ha conosciuto direttamente la sofferenza e la malattia, sia fisica che mentale.

Anche il più grande dei malati è un Uomo. Un uomo che può fare cose straordinarie. Nessun disturbo potrà mai togliere a un malato la sua dimensione umana. Nemmeno la follia. Non esiste un modello ma esiste il diritto di cercare sempre l’Uomo dentro un uomo, anche quando è angosciato e pieno di paura.

 

 

 

 

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