Suor Cristina: nuovo fenomeno della televisione trash

22 Maggio 2014
Laura Berlinghieri
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srE’ finito il tempo dei missionari, dei religiosi nei paesi di guerra afflitti dalla povertà. Ora la pace nel mondo si predica a colpi di acuti. Ma sì, diciamolo pure: l’aiutare i bisognosi è un proposito da Miss Italia che ormai ha fatto il suo tempo, non è più di moda. Nemmeno per la Chiesa.
E’ il monachesimo 2.0, bellezza! Parla il linguaggio di J-Ax, ha l’intonazione di Noemi, si muove come la Carrà e grida come Piero Pelù.
Suor Cristina: nuovo fenomeno della televisione, emblema di quella Chiesa che vuole cambiare andando tra la gente. E, se la televisione è lo specchio degli italiani, quale vetrina migliore del talent show più amato dai giovani?
Blind audition di The Voice. Suor Cristina sale sul palco, canta No one di Alicia Keys. Il pubblico esplode, i quattro coach non capiscono. La ragazza è brava, ma gridare alla nuova Aretha Franklin sembra eccessivo. J-Ax si gira, gli altri no. J-Ax esplode, insiste con gli altri perché si voltino. Insiste talmente tanto che i tre, incuriositi da tutto quel baccano, cedono. Esplodono pure loro. Fine della storia.
Minuta, un po’ impacciata, questa suora piace proprio a tutti. I giornali non parlano d’altro, i social network sembrano impazziti: tutti a condividere i video della religiosa sul palco del talent.
Non sono d’accordo. Lungi da me il fare del moralismo (piccola postilla: chi scrive non è credente. Non che sia rilevante), ma con chi indossa un certo abito – perché ha deciso di indossarlo, sapendo ciò che comportava  – allora i parametri sono una cosa a sé.
Andare in televisione è trash. Andare in quella televisione è trash. Mettere al centro la propria persona, farsi animale da baraccone alla mercé del pubblico, massa indistinta di soggetti che giudica, sbeffeggia, si innamora di chi ha di fronte. In una dimensione totalmente falsata che nulla ha a che vedere con la realtà.
Chi sta al gioco vuole il successo. Null’altro. Non vuole vedere l’arte premiata, nemmeno la propria. Vuole la gratificazione personale sulla base del nulla e raggiunta solo attraverso la prevaricazione sull’altro. Fenomeni a cui la Chiesa dovrebbe essere estranea e che soprattutto non può permettersi di definire metodo alternativo di dialogo. Metodo alternativo di dialogo era quello di Don Gallo, è quello di Don Ciotti. Che poi, alternativo a cosa?
Alternativo a un dogmatismo medievale? Alternativo ai “no” al divorzio, alle nozze gay, ai metodi contraccettivi? Alternativo anche al solo discuterne? E allora forse sono i nostri valori a essere sballati.

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