My Generation: le 5 bambole che hanno distorto il concetto di genitorialità
Per quanto sia difficile da credere, tutti nella vita abbiamo provato almeno una volta il desiderio malsano di possedere una bambola di cui prenderci cura (il discorso vale anche per quelle gonfiabili, di cui per adesso non discorreremo però in questa sede). Che tu sia frigida, stronza, libertina, donna in carriera o milf, da bambina hai ceduto per cinque minuti al fascino dell’essere “mamma” cimentandoti in imbarazzanti giochi di ruolo con un fantoccio dall’aria assente ed anche abbastanza poco credibile per fungere da essere umano.
Se è vero che ogni scarafone è bello alla mamma sua va detto che tra gli esemplari proposti sul mercato ce n’erano alcuni davvero agghiaccianti, degni di un romanzo di Stephen King e spesso più irritanti e fastidiosi di una ceretta all’inguine, fatta da una estetista con poca esperienza per giunta.
Sentimenti che allora non eravamo in grado di esprimere ma che oggi riemergono carichi rabbia inconfessata, intrisi di odio e leciti ad imprecazioni per gli effetti a lungo termine che hanno avuto sulla nostra psiche. Non a caso una delle ragioni per cui noi della generazione dei ciglioni increspati abbiamo rinunciato a metter su famiglia, prediligendo una vita dissoluta e spesso depravata, va ricercato proprio qui.
Ma quali sono stati i bambini inanimati causa di tutto ciò?
Cabbage patch (Bimboli) – L’errore imperdonabile. I messaggi sbagliati in questo caso erano multipli: sponsorizzare l’obesità infantile e divulgare false leggende sul concepimento. Oltre ad essere oltraggiosamente brutti ed anormali nelle fattezze fisiche, il danno principale era uno, l’idea che i bambini nascessero dai cavoli. A questo punto ci chiediamo il perché, anzi ci abbiamo rinunciato dopo aver assistito ai fallimenti di trentenni ancora alle prese con il petting. Le conseguenze: una generazione di abbonate sessualmente insoddisfatte e grasse con una scarsa dedizione per la depilazione. Anche per questo motivo oggi risulta così difficile trovare un uomo. Quando il prozac ha gli effetti ormai di un’aspirina.
Birimba – La bambola misogina. Una delle meno “cesse” ma sicuramente il sentimento nei suoi confronti era contrastante. Un po’ come accade con le cavie da laboratorio. L’obiettivo del gioco in questo caso era quello di provocare alla bambola un’acuta dermatite da pannolino per poi curarla. Storie da American Horror Story Asylum insomma. Freud avrebbe definito gli effetti di ciò a lungo termine come disturbo ossessivo compulsivo, oggi, alla luce dei fatti parliamo semplicemente di disperazione femminile.
Cicciobello – La bambola antisemita. L’esaltazione della razza ariana. Vi siete mai chiesti perché, il bambolotto più bello dovesse avere gli occhi azzurri ed i capelli biondi? Un chiaro messaggio di selezione e promozione della purezza della razza. E poi diciamocela tutta, Cicciobello altro non era che la versione lesbo di Sbrodolina.
Sbrodolina – La bambola menomata. Già perché non tutti sanno che eccessive produzioni di saliva, caratteristica principale di Sbrodolina e quindi motivo per cui andava acquistata, sono sintomo di una malattia chiamata Scianorrea. Sfido chiunque a trovare un neonato capace di produrre quantità di saliva tali da sdoganare un allevamento di bachi da seta.
Bebimia – L’indemoniata. Gli occhi spalancati e la bocca mobile con la conseguente emissione di suoni erano decisamente terrificanti. Per non parlare poi del caschetto biondo che le cadeva dritto sulla fronte, in pratica una fecondazione in vitro tra il seme di Nino D’Angelo e gli ovuli della piccola Regan de L’Esorcista. Da denuncia.