La vera, fantastica storia dietro l'oro olimpico di Molfetta

18 Marzo 2014
Davide Di Lorenzo
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olimpiadi-2012-taekwondo-molfettaCarlo Molfetta, campione olimpico di Tae Kwon Do è tornato sul tatami dopo la vittoriosa finale olimpica dopo quasi due anni, al Duth Open di Eindhoven. Perché? La storia non raccontata dietro il suo successo olimpico è forse la storia di tantissimi altri campioni, una storia che, se raccontata, arricchisce l’impresa di un denso carico di orgoglio, tenacia e dedizione: la vera anima più profonda di ogni sport.

Al secondo round degli ottavi di finale contro l’alteta tagiko Gulov, Molfetta prova a colpire l’avversario con un bandalchagi destro (il calcio girato al costato tipico del Tae Kwon Do) ma, invece di fare punto, incontra la parata di gomito del difendente, con tremende conseguenze per la sua caviglia che immediatamente si gonfia; la prognosi: rottura dei legamenti della caviglia destra, un infortunio che avrebbe dovuto fermarlo immediatamente.

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Carlo Molfetta decide invece di continuare grazie alle infiltrazioni, perdendo, tra l’altro, l’uso del suo piede forte.  Batte 7-3 con Gulov, nei quarti sconfigge il cinese Liu Xiaobo per 6 punti a 5e in semifinale vince con due punti di scarto sul maliano Daba Modibo Keita, molto più alto di lui. In finale Anthony Obame mette sotto Molfetta di ben 6 punti, sembra finita, ma l’italiano rimonta e vince proprio grazie ad un calcio al volto tirato con il piede destro, rischiando la definitiva sconfitta.
Dopo due anni di infortuni e riprese Molfetta è definitivamente tornato: in bocca al lupo!

Fonte: Mario Salvini

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