My Generation: il triste epilogo di Skipper, la sorella brutta di Barbie

30 Novembre 2013
Chiara Amendola
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skipperLe sorelle maggiori nella storia sono sempre state associate a quel mito di “irraggiungibile splendore”, un  complesso di inferiorità per le secondogenite, perennemente sull’orlo del suicidio.

Figuriamoci se la sorella maggiore in questione è la perfezione per antonomasia, Barbara Millicent Roberts, in arte “Barbie”.

Nel 1964 la Mattel, storica casa di produzione della bambola più famosa del mondo, decise di permettere a quella fascia di pubblico composta dalle bambine tra i 5 e gli 8 anni, di poter giocare con un “fantoccio”che fosse meno “dotato” di Barbie ma in qualche modo comunque legato ad essa.

Un vituperio che prese il nome di Skipper. Una creatura dalle forme decisamente anomale  per impersonare una ragazzina in età preadolescenziale e dalle fattezze fisiche completamente opposte a quelle della sorella, tranne che per il colore degli occhi e dei capelli.

skiper 2

Diciamocela tutta, la tenera Skipper da Barbie non aveva preso nemmeno il timpano dell’orecchio. Per quanto il suo lancio sul mercato fosse stato inizialmente un successo, ben presto le bambine iniziarono a sviluppare nei suoi confronti un rapporto fondato sul più crudele disprezzo.

Quando si era in gruppo nessuno voleva giocare con la bambola rachitica con meno tette di Ken, e se per caso qualcuno di buon cuore accettava di coinvolgerla nella pantomima non poteva fare a meno di deriderla per i suoi piedi piatti. Zamponi da papera lontani anni luce dalla forma sanamente affusolata e sexy di quelli dell’avvenente sorella maggiorata.

Quella di Skipper fu, insomma, una esistenza tragica e degna di Soap.

Vani i tentativi di cambiarle i connotati affinchè rimanesse al passo con i tempi (La Skipper Malibù, la “Super Star”, addirittura una versione “growing up” che le vedeva spuntare all’improvviso un paio di capezzoli), nulla riuscì a migliorare l’aspetto imperfetto di quella bambola, la cui fama veniva puntualmente oscurata da qualcosa di palesemente insignificante ma sempre e comunque più “cool”.

skipper 3

Persino Shelley, la piccola di casa, ebbe una vita sociale più movimentata della sua, oltre ad un aspetto più accattivante.

Fu solo nel 1997, quando  l’universo terribilmente rosa shocking di Barbie fu abitato da aitanti uomini ed insoliti personaggi dal passato discutibile, che Skipper superò  quella drammatica pubertà, assumendo finalmente le sembianze di una teenager. L’adolescente storpiata dimostrò una volta per tutte di avere nel dna i geni della biondissima Barbie.

skipper cool

Ma quando l’anatroccolo era ormai sbocciato, il “sovraffollamento” in famiglia indusse l’azienda a mandare via la sorellina abbonata.

Fu così che nel 2009 venne cessata la sua produzione, gettando un tristissimo velo pietoso su una storia già di per se profondamente inquietante.

Ma che epilogo è stato dato all’improvvisa disfatta di Skipper?

Ci piace pensare che le cose siano andate così: A causa dell’insostenibile convivenza con una sorella stolta ed anche un po’ zoccola, Skipper si è data alle droghe pesanti. Dopo essere stata trovata  a sniffare colla in un coloratissimo caravan insieme ai fratelli gemelli illegittimi, Tuti e Todd, è andata in rehab in un villaggio Amish della Pennsylania dove vive tuttora sotto protezione con il nome di Abe.

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