Kennedy, Kruscev e gli scacchi post-mortem

26 Novembre 2013
Davide Di Lorenzo
Per leggere questo articolo ti servono: 2minuti

John_Kennedy_e_Nikita_Khrushchev,_Vienna_1961Un tavolino di mogano si poggia su un tappeto di nuvole particolarmente solido, che ignora le leggi della fisica, o su un denso tappeto di magma e briciole di terra, se preferite immaginare la scena nel più classico degli Inferni. Due sedie ne corredano la metà dei quattro lati; sugli altri due abitano, simmetricamente, un bicchiere di J&B liscio e uno di vodka, secca come il freddo di Mosca. Le gambe anteriori di una delle sedie sono coperte dai pantaloni di Jack, che vibrano per la tensione. Kruscev, suo dirimpettaio, appare più calmo, forse solo per il patrimonio genetico che la Russia gli ha ereditato, congelando la sua tempra, come quella di ogni figlio della steppa.

“Alfiere in E5”

“Sei troppo sicuro di te, Jack, come quella volta a Cuba

Parlano una lingua universale, quella che preferite, a tratti russo, a tratti inglese; forse solo a gesti, o forse i morti tra di loro parlano con la mente, guardandosi dritti negli occhi, che ormai non hanno più.

“No, Nikita, no. Eri tu ad essere troppo sicuro di te a Cuba: dai, mettere dei missili a 30 miglia dalla Florida, cosa volevi dimostrare.”

“Torre in A6, scacco!”

Ancora sono lì a discutere su chi abbia davvero avuto la meglio in quel lontano 1962: John, o Jack, per gli amici, che fece rimuovere i missili evitando un conflitto nucleare o Nikita, che ottenne la rimozione di missili strategici americani in Turchia, a uno schiocco di dita da Mosca.

“Scacco, Jack, scacco. Come quella volta. Dai, nessuno dei due aveva la voglia di far saltare in aria il pianeta, solo che tutti quei missili in Europa mi davano fastidio e davano fastidio al partito. Un pericolo potenziale è una debolezza trascurata agli occhi del popolo e dovevo agire.”

“E hai scelto Cuba…ottima mossa. Dopo la Baia dei Porci era il mio nervo scoperto. Luciano e Giancana che premevano per riavere l’isola e cacciare Castro, la Comunità Internazionale che condannava le nostre ingerenze, la United Fruit che aveva perso i suoi privilegi…e puf! Dovetti abbandonare la missione una volta già in atto.”
La scacchiera è ormai orfana di quasi tutti i suoi pezzi, non rimangono che tre pedoni, due rossi, uno blu. La desertificazione del quadrato di legno è il sintomo che la partita sta per morire: altre due mosse al massimo, per la vittoria di uno dei due re.

Un tiro di sigaro viene pareggiato da un sorso dal bicchiere che dei due non ha colore: un sorso secco, la mancanza totale di smorfie facciali. Quella vodka scendeva come acqua, non a caso una sola lettera le differenziava in russo.

“Io avevo bisogno di far rimuovere i missili in Turchia. L’unico modo per farlo era costringerti ad avere la stessa necessità, per creare la necessità di un compromesso; lo sapevamo, lo sapevi, ma ognuno di noi aveva la necessità di impacchettarlo come una vittoria, nel paese.”

“eheh…già. Prova un po’ di J&B, su”
“Na, preferisco il mio” Dice agitando il bicchiere che ormai contiene a stento un dito di vodka.

“Scacco matto”

SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI