Barilla "I gay possono anche mangiare pasta di altra marca"
Il “Re Leone” della Barilla braccato da omosessuali, associazioni e attivisti LGTB: il presidente della multinazionale italiana leader del settore alimentare, così ribattezzato per via della sua chioma, è finito nel mirino della comunità gay per alcune sue dichiarazioni rilasciate ieri nel corso di un’intervista rilasciata alla trasmissione “La Zanzara” su Radio 24, la radio del Sole 24 Ore.
Lo spot della trasmissione, condotta da Giuseppe Cruciani, recita “L’attualità senza tabù, senza censure, senza tagli alle vostre opinioni.” Uno slogan preso un po’ tropo alla lettera dall’imprenditore del mercato della pasta e dei sughi pronti, la cui frase “Non metterei mai in una nostra pubblicità una famiglia gay, perché noi siamo per la famiglia tradizionale” sta rimbalzando su facebook e twitter come l’ennesima faccia di bigottismo tutto italiano.
Mentre negli Stati Uniti perfino l’integerrimo ex Presidente Bush padre si fa fotografare al matrimonio di una coppia di amiche lesbo per cui lui e Barbara hanno fatto da tesimoni, in Italia siamo ancora legati all’immagine della sacra famiglia riunita intorno al tavolo davanti al piatto di spaghetti. E “Se i gay non sono d’accordo – ha proseguito Barilla – possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono, purché non infastidiscano gli altri”.
Frasi emblematiche in un paese in cui l’impresa non assume su di se nessuna responsabilità etica: questo, secondo il presidente di Arcigay Palermo Daniela Tomasino “Barilla sa che può diffondere il suo irresponsabile messaggio d’odio senza alcun freno: la legge glielo consente, e in Parlamento decine di “onorevoli” ne condividono le parole”. L’attivista stamane su twitter riflette su come la multinazionale che fu fondata da Pietro Barilla nel lontano 1877 a Parma come piccola Bottega di pane e pasta, negli ultimi decenni abbia “[…] con pubblicità e prodotti, contribuito a condizionare il modello di famiglia nell’immaginario di milioni di Italiani. Ora sappiamo – prosegue – che si trattava di un modello ideologico, influenzato da odio e pregiudizi.”