Ecco perché Telespalla Bob vincerebbe le elezioni in Italia

22 Febbraio 2013
Davide Di Lorenzo
Per leggere questo articolo ti servono: 2minuti

bobSu, non negatelo, ancora l’odiate perché ha fatto arrestare il vostro clown preferito incastrandolo al Jet Market. Sto parlando di Telespalla Bob, il capelluto pagliaccio che nella serie animata “I Simpson” si divide tra apparizioni televisive e piani d’omicidio. In una celebre puntata Bob si candida sindaco e quasi vince le elezioni grazie ad un broglio che gli avrebbe portato i consensi dei defunti (esseri umani e animali). Mi scuso se do per scontato conosciate la puntata ma purtroppo non razionalizzo ancora il fatto che si possa essere vissuta un’infanzia diversa di quella tra I Simpon e un pulsante giallo rotondo che faceva saltare un idraulico sul guscio di una tartaruga.

Una volta scoperto, il candidato sindaco rilasciava una delle affermazioni più profonde della carriera animata dei Simpson invitando la folla a perdonarlo perché tanto, segretamente, ognuno di loro avrebbe voluto un dittatore senza scrupoli che risolvesse i problemi senza pensare troppo ai risvolti etici, anche se non avrebbe mai potuto ammetterlo, prima a se stesso, poi in pubblico.

“ Because you need me, Springfield. Your guilty conscience may move you to vote Democratic, but deep down you long for a cold-hearted Republican to lower taxes, brutalize criminals, and rule you like a king. That’s why I did this, to save you from yourselves. Now, if you’ll excuse me, I have a city to run. “

 

Perché Telespalla Bob vincerebbe le elezioni in Italia?


La ragione è semplice ed è la stessa per cui lo ha fatto Berlusconi per 4 volte ed è quella sottile linea tra propensione al voto e, poi, voto effettivo, sul quale incidono numerosissimi fattori di tipo clientelare, familiare, affettivo, mediatico, economico e, in generale, di convenienza e/o scomode simpatie. Questa è la ragione per cui oggi, benché le statistiche relative all’intenzione di voto dicano il contrario, Berlusconi si affaccia minacciosamente sulle prospettive dell’Italia, come una vecchia megera su una schiera confusa di pargoli alla ricerca di un pallone, in una scoordinata sequenza di movimenti. Chi si intende votare, o meglio, chi si dichiara si voterà non è altro che il fattore forse più genuino di esercizio del proprio sentimento politico (o forse solo quello di facciata), in cui non rientrano fattori terzi per il fatto stesso che non comporta implicazioni. In questo mondo avremmo M5S ad oltre il 30% e il PDL sotto il 20%, ma credete davvero accadrà così?

Ve lo dico ora, in tempi non sospetti. Finitela di illudervi sulla base delle statistiche sull’intenzione di voto che, ovviamente, premiano Movimenti e Partiti come il M5S che non contano su una rete clientelare strutturata come i mastodonti di PD e PDL (per citare i protagonisti del fallito bipartitismo all’americana del Porcellum). Non stupitevi se Berlusconi ( preghiamo mi stia sbagliando) supererà il 25% e se il M5S non arriverà al 15% contro l’oltre 30% previsto. I fattori concorrenti all’intenzione al voto dichiarata minacciano seriamente di ribaltare le prospettive di queste elezioni, in quanto potrebbero convincere tantissimi web-sostenitori a tornare segretamente al passato una volta chiusi nell’intimità di 3 piccole pareti in legno ed una tenda in plastica; dove si possono dichiarare le proprie preferenze recondite con una semplice X, come per un’analfabeta che, in tempi di guerra, si condannava inconsciamente a morte arruolandosi con due graffi di penna, quei due graffi di penna di cui si dovrebbe avere più consapevolezza.


SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI