Il tesoro di Hitler: der Spiegel svela il mistero
In quanti se lo saranno chiesti: ma che fine hanno fatto i tesori trafugati da Hitler e dal nazismo? Proprio ieri, forse, è stata trovata una risposta.
I tesori accumulati da Adolf Hitler e dagli altri gerarchi nazisti, oltre a moltissime opere d’arte trafugate ovunque, giacerebbero accumulati nei magazzini dei musei, ma in alcuni casi sarebbero anche esposti negli uffici delle massime istituzioni tedesche.
In occasione degli 80 anni dall’arrivo al potere di Hitler, avvenuto il 31 gennaio 1933, lo Spiegel ha pubblicato un servizio di copertina piuttosto completo, risultato di lunghe ricerche che rivelano l’imbarazzo della Germania nel venire a capo di questa «sporca eredità». Sulla copertina del settimanale – ha riportato Agi – figura un orologio di platino con il quadrante circondato da diamanti, che il Fuhrer aveva regalato alla sua amante Eva Braun per il suo ventisettesimo compleanno. Sul retro dell’orologio è incisa la dedica a mano «Per il 6.2.1939, cordialmente A. Hitler». Il gioiello, spiega la redazione dello Spiegel è custodito nel deposito della Pinacoteca Moderna di Monaco di Baviera e registrato sotto la dicitura «Lascito di Eva Braun già Eva Hitler».
Custoditi nei magazzini della pinacoteca, figurano anche diversi altri gioielli dei gerarchi nazisti, tra cui un servizio da tavola in argento di 41 pezzi con le iniziali del Fuhrer, un astuccio d’oro per sigarette tempestato di diamanti ed appartenuto al Maresciallo del Reich, Hermann Goering, con la dedica di “amore eterno” da parte della moglie Emmy e della figlia Edda. Lo Spiegel, ci informa l’agenzia di stampa – parla anche di «una cassa di diamanti che grondano sangue» appartenuti a Goering, conservati da decenni presso la pinacoteca, tra i quali figura un diadema di brillanti da 32 carati, fermacravatte di platino con smeraldi, gemelli per camicia d’oro con rubini ed un anello di brillanti con ametista. «Tutte cose di cui si parla malvolentieri», scrive il settimanale, con il risultato che questi gioielli, assieme a molte altre opere d’arte, inesponibili, sono finiti in deposito, chiusi a chiave per sempre.
Lo Spiegel rivela tuttavia che non tutte le opere d’arte trafugate dai nazisti, spesso agli ebrei costretti a lasciare la Germania per sfuggire all’Olocausto, sono state sottratte all’attenzione dell’opinione pubblica: «Parecchie opere, ripartite in tutta la Germania – spiega il settimanale – si trovano in musei statali, in collezioni private, nell’ufficio della presidenza della Repubblica, alla Cancelleria, nelle foresterie del governo o nelle ambasciate tedesche dell’intero pianeta».
Un tappeto Sultanabad della collezione Goering si trova per esempio oggi alla Cancelleria; un secretaire in legno di ciliegio trafugato da Hans Posse (uno dei massimi trafugatori di opere d’arte per conto di Hitler), è collocato nell’Ufficio della presidenza della Repubblica, mentre la copia del dipinto di Canaletto “Canal grande con Punta della Salute e Palazzo dei Dogi” è visibile presso la Società parlamentare tedesca.
Il settimanale sottolinea – scrive Agi – che nessuno dei Cancellieri che hanno governato la Germania nel dopoguerra, se si escludono «i bei discorsi in occasione della ricorrenza della Notte dei Cristalli del 9 novembre», ha voluto compiere «l’ultimo passo verso l’indennizzo» dei proprietari delle opere trafugate dai nazisti e di «tentare con la massima decisione di restituire il bottino nazista ai legittimi proprietari».
La decisione di archiviare e nascondere i tesori richiama il vecchio detto: “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Semplice così. Forse la Merkel o chi verrà dopo di lei, farebbe bene a considerare l’appello sotto inteso del settimanale più influente del Paese.