Refilwe, la prima africana bianca in passerella

18 Gennaio 2013
Valentina Sanseverino
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27 anni, pelle diafana, occhi azzurri, capelli biondi, fisico mozzafiato, il sogno di sfondare sulle passerelle: la storia di Refilwe “Fifi” Modiselle sembrerebbe la copia della copia di quella di tante altre, se non fosse che lei è “maledetta”.

Da quando è nata, ogni singolo giorno della sua esistenza, Refilwe ha dovuto combattere per la sopravvivenza: perché Refilwe è la prima top model albina d’Africa.

Refilwe Fifi Modiselle www.accordingtojerri.blogspot.com 2Ora che i due principali stilisti sudafricani, Sheldon Kopman e David Tlale, l’hanno scelta rispettivamente per un accattivante ed originalissimo servizio fotografico e per un’importante sfilata; ora che il cinema l’ha consacrata con un ruolo di primo piano in una celebre commedia romantica sudafricana e la tv l’ha resa star indiscussa del primo reality sudafricano; ora che ha firmato un contratto con l’Ayana Africa Model management, la principale agenzia internazionale di modelle del Sudafrica ed è diventata il nuovo volto del brand sudafricano LEGIT, la sua unica battaglia rimane quella contro lo stereotipo classico di bellezza e contro l’omologazione.

1032913Ma prima, quando era ancora una bambina che viveva in un sobborgo di Soweto (Sudafrica), ha dovuto combattere contro pregiudizi, cacciatori di albini e maledizioni. Perché ancora oggi in Africa, malgrado la percentuale di albini, specie in Sudafrica, Tanzania e Zimbabwe, sia più alta rispetto al resto del continente, nascere con la pelle, gli occhi e i capelli privi di pigmenti e melanina è una condanna a morte. Si crede che quando nasce un albino gli dei abbiano voluto punire la sua famiglia e così gli stessi genitori se ne liberano ammazzando il neonato; si crede che avere rapporti sessuali con un albino renderebbe immuni dall’AIDS e così stupri e molestie sessuali, soprattutto verso le donne albine, sono all’ordine del giorno; si crede che alcune parti del loro corpo possano funzionare da potenti amuleti o essere usati come ingredienti in rituali propiziatori e così vengono catturati dai cosiddetti “cacciatori di albini”, uccisi, fatti a pezzi a colpi di machete, bolliti in pozioni preparate da stregoni e venduti a caro prezzo a politici, imprenditori, commercianti, prostitute.

albini-africaniOltre che perseguitati e massacrati perché ritenuti portatori di sventura o dotati di poteri magici e curativi, nel migliore dei casi gli albini d’Africa divengono oggetto continuo di scherno e disprezzo a causa del fatto che, per la delicatezza della loro pelle e dei loro occhi, inadatti al rovente sole del continente nero, sono costretti ad indossare abiti che coprano la maggior parte del loro corpo, a spalmarsi creme protettive per la pelle più volte al giorno e a portare occhiali scuri per ripararsi gli occhi. Tra l’altro sono ipovedenti, il che li classifica come disabili sebbene le loro capacità di apprendimento e il loro quoziente intellettivo siano assolutamente nella media.

Per questo Refilwe, malgrado la celebrità e le infinite possibilità che il mondo della moda le offre non vuole lasciare il Sudafrica: rimane nel paese che da sempre l’ha emarginata e perseguitata per impugnare come un fucile la sua celebrità e spararla in faccia a chi rovina la vita dei suoi simili con violenze e pregiudizi.

tanz-albino-yusufu8Per saperne di vi invitiamo alla visone del bellissimo documentario del regista casertano Romano Montesarchio, “Arapha. La ragazza dagli occhi bianchi”, che racconta la condizione degli albini in Africa oggi e la loro lotta per un riconoscimento umano e politico attraverso la storia individuale di Arapha, una giovane ragazza albina sfuggita ad un orribile tentativo di amputazione, che compie un viaggio verso il nord della Tanzania sulle tracce del suo passato fino al villaggio in cui è nata per trovare la nonna, l’unica persona al mondo che l’abbia mai amata e protetta.

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