Confessioni di un magnate del petrolio:”Potete indignarvi ma non smettere di comprare”

3 Agosto 2012
Germano Milite
Per leggere questo articolo ti servono: 10minuti

 

Il nostro primo scambio mi aveva turbato, infastidito ed al contempo affascinato molto. Tante delle cose dette da quell’uomo non riuscivo a confutarle in maniera efficace o a negarle senza sentirmi ipocrita o ridicolo o sempliciotto.

Ci eravamo lasciati mentre stavo per chiedergli: “Ma lei crede in Dio?”. Poco prima che il pensiero si tramutasse in domanda, però, gli era squillato il cellulare e mi aveva congedato con frettolosa cortesia. Scorgendo un po’ di delusione da parte mia, mi aveva subito rassicurato:“Tanto ci rivediamo domani alla stessa ora, giovanotto”. Due pacche sulla spalla e porta chiusa.

Era incredibile la fortuna che avevo avuto: un viaggio di piacere a New York dopo 6 anni di risparmi e durissimo lavoro, mi aveva portato ad incrociare questo incredibile personaggio ad una manifestazione dove mai mi sarei aspetto di trovarlo. “Ehy reporter – mi aveva detto – come on here. I’ve something for you”. Lo guardai un po’ sospettoso ed gli dissi: “Ehm…yes but I’m an Italian journalist. I’m here to meet this people”. Lui, da quel che mi disse poco dopo, era li per “assistere gratis ad un penoso spettacolo d’ipocrisia popolare”.

Il nostro primo scambio mi aveva turbato, infastidito ed al contempo affascinato molto. Tante delle cose dette da quell’uomo non riuscivo a confutarle in maniera efficace o a negarle senza sentirmi ipocrita o ridicolo o sempliciotto.

Il secondo incontro, però, fu ancora più traumatico ed interessante. Anche perché P.T, non so bene per quale motivo, decise che quelle chiacchierate informali, odiose e prive di filtro, sarebbero diventate una sorta di biografia del suo pensiero. Mi spiegò cosa aveva in mente e non lo lasciai nemmeno finire: “Si, mi farebbe molto piacere”. Avrei dovuto prolungare il mio soggiorno in America per almeno altri 15 giorni ma il mio interlocutore mi aiutò a risolvere il problema principale, il problema che da una vita era in cima alla scala delle necessità: la scarsità di denaro.

“Bene…allora ci trasferiremo nella mia tenuta in Ohio. Così ci allontaniamo da questa grande merda che chiamano grande mela e stiamo in santa pace. Vitto e alloggio più 6000 dollari a lavoro finito”.

P.T parlava benissimo l’Italiano (aveva trascorso l’intero mese di agosto in Italia per oltre 20 anni) ma anche il Francese, lo Spagnolo, il Tedesco ed il Portoghese. Quando gli dissi da dove venivo, si sforzò di evitare i classici commenti stereotipati: “Amo l’Italia e provo tenerezza per voi italiani: o vi sottovalutate o finite come Silvio Berlusconi. O vi chiudete nel provincialismo, o ci imitate male. Non conoscete vie di mezzo”.

Era un uomo odiosamente franco, P.T. Uno di quelli che avevano avuto molta fortuna e che avevano saputo sfruttarla tutta. Al secondo appuntamento avrei voluto chiedergli del suo rapporto con Dio e con la religione ma, ancora una volta, fu lui a guidare la pseudo-intervista.

Dimmi un po’ ragazzo: sai perché voi straccioni meritate questa crisi ed anche di peggio?”.

Pensai: “Cominciamo bene”; poi chiesi quel che voleva sentirsi chiedere:“ No, perché?”.

Beh perché siete fondamentalmente mediocri. Ma è una mediocrità che mi incuriosisce molto e, a volte, mi lascia ammirato. Insomma: io posso fermarmi per due mesi o anche sei o un anno intero e continuerò a guadagnare miliardi. Tu puoi lavorare 12 ore al giorno per tutta la vita con altri 10 amici, e quasi sicuramente non metterete mai insieme quello che io racimolo in un 365 giorni grazie alle mie società. E nonostante questo, tu e tutti quelli che come te, continuerete a spaccarvi la schiena, comprare smartphone, tv al plasma, auto a rate, buchi che pagherete uno sproposito e che chiamerete casa. La vostra è decisamente una mediocrità coraggiosa; paradossalmente eroica…una mediocrità della quale abbiamo assoluto bisogno. Alla fine potete indignarvi ma non potete smettere di comprare ed alimentare il circolo”.

Sorrisi amaramente e chiesi: “Ma quelli di Occupy sembrano non accettarla più questa mediocrità eroica, come la chiama lei”. Lui scelse un sigaro dal cofanetto d’oro che aveva sulla scrivania e cominciò a guardarlo; poi lo ripose ed improvvisamente rispose: “Ma scusami. Questi sfigati di Occupy prima dov’erano? Fino ad un paio d’anni fa dove si nascondevano? Perché non manifestavano? Come mai si sono svegliati ora? Ora che la loro vita è sotto il livello della mediocrità e che si sono visti togliere troppo superfluo? Dov’erano quando comperavano cibi, bevande, vestiti, auto e sigarette che favorivano lo sfruttamento dei tanto nominati “lavoratori” del terzo mondo? Dov’erano prima che qualche stronzo neoliberista creasse ed alimentasse questo casino? Te lo dico io: a capo chino e più o meno felici di vivere da schiavi convinti di essere liberi. Fossero sul serio il 99% ed avessero in mente una minima idea alternativa e credibile da proporre al posto di questo sistema tanto criticato, non credi che almeno qualcosa sarebbe già cambiato?”.

Tentai di osservare: “Beh ma il sistema non si cambia in un giorno, no?”. E lui, sicuro: “Se sei il 99%, hai le idee chiare e sei disposto a tutto, credo ci voglia anche meno. Il punto però sai qual è? Che oggi cambiare è molto più difficile rispetto a 50 o 60 anni fa. Oggi ci sono troppe interconnessioni materialiste e l’uomo, anche quello che urla e strepita contro i biechi capitalisti, non sa cosa significhi rinunciare ai beni materiali. Tu mi critichi perché non sono disposto a rinunciare alla mia Mercedes per salvare qualche bimbo africano con le mosche negli occhi ed il pancione pieno d’aria ma dimmi: doneresti subito 500 euro per nutrire quel bambino per un anno? E non accampare la storiella che per te 500 euro sono importanti. Rinunci a quel bell’I-Phone che hai o ad una vacanza ed è fatta: hai contribuito, concretamente, a salvare un pupo che quasi sicuramente non conoscerai mai”.

A quel punto mi venne spontaneo un: “Ma scusi, che paragoni fa? Io lavoro tutto l’anno per potermi permettere poi una vacanza o un telefono cellulare come questo. Vuole dirmi che sono uguale a lei che non rinuncia qualcosa che può ricomprarsi il secondo dopo?”.

E lui, dopo una grassa risata: “Ma sul serio non ci arrivi ragazzo? Non cogli la mia provocazione? A parte che io do in beneficenza 2 milioni di dollari l’anno e mi preoccupo personalmente di sapere dove vanno a finire, il mio discorso voleva portarti ad una conclusione meno banale di quella che hai partorito”.

Io, infastidito ma forzatamente cordiale:“E quale?

Prima di tutto che, apparirà brutale, ma quei bambini non devono nascere. Perché se loro dovessero vivere non dico come me ma come vivete voi straccioni, ti assicuro, non ci sarebbero abbastanza I-Pad, I-Phone, Pc, auto, benzina ed acqua potabile per tutti. Bisogna quindi prima di tutto evitare che quelle persone sfornino così tanti pargoli senza futuro. Poi il secondo punto, molto banalmente, è che l’uomo non rinuncia al superfluo che si è conquistato. Io ho la possibilità di comprare uno yacht all’anno, tu quella di acquistare (magari a rate) un bel telefono. Tra il tuo bene materiale ed un pupo africano denutrito, tu scegli il primo e non ti senti in colpa. Ho visto i ragazzetti di Occupy sorseggiare Coca Cola. Non siete in grado di boicottare nemmeno una bibita durante una manifestazione anti-capitalista e volete cambiare il mondo? Convincerci a non prenderci tutto il possibile fin quando è possibile? La verità è che, il 99% di questi incazzati esaltati contro il sistema che fino a ieri li ingrassava abbastanza, finirebbero di “okkupare” le piazze e i parchi all’istante se trovassero un lavoro da 1500 dollari netti al mese”.

Non avevo molto altro da chiedergli in quel momento. Ero frastornato, frustrato ed arrabbiato. Mi venne una contro-provocazione: “Allora perché non li assume?”. Lui mi guardò negli occhi: “Perché il 99% di quelle persone non vale nulla. E’ stata messa al mondo per condurre una vita di sussistenza e rosicare per quello che non ha. Io conosciuto tantissima gente in gamba partita da zero che ha frignato poco, si è data da fare e alla fine è riuscita a ritagliarsi un posto dignitoso in questo mondo sempre più affollato

Ero deluso da me stesso: tutta una vita ad attendere di parlare con un personaggio così per dirgliene quattro e poi, avuta l’occasione più unica che rara di farlo, non avevo saputo tenergli testa. Abbozzai così un “Quindi lei giustifica ogni stortura dell’attuale sistema. Per lei è anche inutile criticare cose come l’imperialismo americano?”.

Sospirò, si mise una mano sulla fronte. Come se gli avessi detto la cosa più assurda e stupida del mondo. “L’imperialism…l’imperialismo americano?”. E scoppiò a ridere. Poi aggiunse: “Per decenni avete preso tutto quello che potevate prendere, vi siete ingozzati nei fast food, siete andati a vedere i film di Hollywood, avete comprato televisori, auto, registratori, vestiti ed avete goduto di quello che il capitalismo nostrano ha creato. Ora che vi sentite meno in grado di possedere, ora che le vostre briciole sono di meno, parlate male dell’imperialismo americano? E’ vero: abbiamo ucciso, conquistato e colonizzato. Come i Persiani, i Romani e gli Arabi prima di noi. Abbiamo finanziato dittatori, salvo poi detronizzarli quando non ci facevano più comodo. Abbiamo mandato a morire i nostri soldati per il petrolio, i diamanti e i minerali che usiamo per costruire i cellulari che comprano anche i figli di quei militari morti. Abbiamo massacrato i comunisti e la loro società della miseria. Voi e i vostri genitori avete goduto di tutto il benessere che vi abbiamo permesso di avere e ora giocate ai rivoluzionari? Ora ci rampognate perché siamo brutti e cattivi? Il comunismo è morto da tempo o forse non è mai sul serio nato, il capitalismo è al capolinea ma dimmi, ragazzo, tu cosa proponi in alternativa a questa folle schiavitù dei mercati? Vuoi tornare al benessere diffuso degli anni 70 ed 80? Quando più o meno stavate tutti bene e si protestava per avere più diritti e pseudo-libertà e non più denaro? Ottimo: comincia a comprare meno cose inutili, a non cambiare auto ogni 3-4 anni ma ogni 10, a boicottare qualche migliaio di prodotti. Diventa vegano, comincia ad essere tu la tua “decrescita felice”. Altrimenti acquista auto, usa pc, mangia hamburger, bevi Pepsi, iscriviti ai social cosi e non rompere le palle

Abbassai lo sguardo, per riflettere. Sospirai e poi dissi: “Quindi per lei sbaglia chiunque critichi il capitalismo senza diventare una sorta di asceta?”.

Ah quanta ingenuità? Avete questa parola in bocca e la pronunciate con fare sinistroide. “Il capitalismo”. Ohhhhhh (e agitava le mani come fanno i maghi nei cartoni quando si preparano a lanciare un’incantesimo). Ma tu sai cos’è il capitalismo? Non è altro che ciò per cui l’uomo è stato creato: il possedere, l’avere, il desiderare, il comprare; lo scambiare. E’ proprietà privata; è identità. Per questo ha avuto un successo così globale e si è radicato tanto. Anche tu sei un capitalista, sai? Certo rispetto a me sei un insetto capitalista ma già solo la tua auto ti rende capitalista. E poi ti faccio una domanda: sei mai stato in Africa?”

No

Ecco. Io si, una ventina di volte. Ho visto dal vivo quei bimbi che quelli come te vedono solo in foto. Li ho visti ridere come raramente ho visto ridere i miei nipoti. Loro non avevano niente e per questo erano liberi. Schiavi della miseria ma liberi. La libertà, ragazzo, può essere terribile. Tu possiedi e, quando possiedi qualcosa ma non abbastanza, diventi uno schiavo. Tu sei ciò che hai molto più di me. Tu vendi ciò che sei per molto meno e non hai il coraggio di dirtelo. Tra te e quei bambini, c’è la stessa differenza che passa tra me e te. Solo che loro non sanno di non avere e non fanno marcette in piazza contro gli squali di Wall Street. Loro vogliono pane, acqua ed un posto dove dormire.

Voi invece vorreste solo possedere un po’ di più per vivere tranquilli le vostre esistenze da individui medi. Sputate in un piatto che ogni giorno vi ingrassa ma non avete palle ed idee per rinunciare a quel poco che avete e ti dirò: nemmeno io ho le palle di rinunciare alle mie ville ed alle mie barche. Mi prendo quello che la vita mi ha dato e quello che mi sono guadagnato; proprio come fai tu e proprio come fanno questi ridicoli di Occupy

Ero distrutto da quel confronto. Schiacciato. Per ora mi fermo qui con questa seconda parte della mia intervista-romanzo. Sto seriamente pensando di farne un libro e spero che il mio interlocutore, in parte reale ed in parte immaginario, non si stanchi troppo presto di chiacchierare con me. E voi? Cosa vorreste chiedergli?

LEGGETE QUI LA TERZA E (PER ORA) ULTIMA PARTE

L'AUTORE
Giornalista professionista. Partendo dalla televisione, ha poi lavorato come consulente in digital management per aziende italiane ed internazionali. E' il fondatore e direttore di YOUng. Ama l'innovazione, la psicologia e la geopolitica. Detesta i figli di papà che giocano a fare gli startupper e i confusi che dicono di occuparsi di "marketing".
SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI