I ribelli del calcio nel documentario di Eric Cantona
Eric Cantona torna in campo per 90 minuti. Non per giocare a calcio, ma per raccontarlo attraverso la partecipazione al documentario “Les Rebelles du Foot”. Un corollario di storie dritte alle coscienze, in cui l’ex calciatore francese mostra “son football”: un universo di valori, sentimenti forti, uomini che si mettono in gioco per coinvolgere i cittadini, oltre che i tifosi.
Realizzato con la collaborazione del regista Gilles Rof e del fotografo Gilles Perez il documentario ha fatto la sua apparizione il 12 luglio al Sarajevo Film Festival nella sezione Open Air.
“Les Rebelles du Foot” racconta il campo di calcio, come campo di battaglie politiche e sociali. Per farlo, Eric Cantona ha scelto cinque storie di calciatori che hanno scelto di investire la propria notorietà per i propri ideali, sfidando quell’immobilismo comunicativo che spesso attanaglia gli sportivi, isolati dal resto dell’umanità nelle noiose mixed zone.
Sulla pellicola i calciatori tornano ad essere parte viva della società. A scorrere nei 90 minuti è la storia di Didier Drogba che nel 2004, “fermò” la guerra civile in Costa D’Avorio, visitando i ribelli e lanciando continui appelli alla ricomposizione del paese; l’impegno politico di Carlos Caszely (cileno di origini ungheresi) contro la dittatura di Pinochet che sfidò appoggiando i movimenti di opposizione a quel regime che aveva fatto arrestare sua madre; la fuga in avanti di Rachid Mekhloufi, attaccante del St. Etienne di origine algerina, che durante la guerra in Algeria, lasciò clandestinamente la Francia insieme ad altri calciatori per ricomparire con la maglia del Fronte di Liberazione Nazionale algerino; il gesto di Pedrag Pašić, jugoslavo, che durante i bombardamenti del 1990 a Sarajevo fondò una scuola di calcio multietnica nonostante “i giorni dell’odio”; e infine il coraggio e le intuizioni della stella brasiliana Socrates, uno che dei giornali saltava le pagine sportive perchè lo annoiavano, capace durante la dittatura militare degli anni ’80 di far scegliere l’autogestione al Corinthias, secondo la filosofia «vincere o perdere, ma sempre con democrazia».
Storie di calciatori geniali con la palla tra i piedi…che non hanno trascurato, come capita spesso, l’uso della testa.