La nuova economia parte delle start-up. Vi parliamo di Mangatar

17 Marzo 2012
Mila
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Li chiamano startupper, ma dati i tempi che corrono potremmo definirli anche super-eroi. Si tratta di giovani, o giovanissimi, che lasciano il posto fisso e si buttano a capofitto per sviluppare la loro idea targata 2.0. Le start-up stanno facendo molto parlare il popolo dei social media, ma potrebbero rappresentare in un futuro non troppo remoto il nuovo volano dell’economia e dell’occupazione. Noi di you-ng abbiamo incontrato i ragazzi di Mangatar, una nuova start-up made in Sud (ad Angri, n.d.r.), che sta attirando l’attenzione degli addetti ai lavori. Uno dei suoi fondatori, Andrea Postiglione CEO di Mangatar, ci spiega che cos’è questo nuovo social game ispirato al mondo dei manga giapponesi sviluppato completamente online (www.managatar.net) e che permette di fare nuove amicizie, divertirsi in compagnia ed esprimere la propria creatività. Inoltre. Andrea ci ha illuminato su quanto sia ancora difficile parlare di realtà glocale. Il nostro paese è ancora lontano dalle realtà “open mind”, che si possono trovare in Europa e soprattutto Oltreoceano, dove realtà come Mangatar possono trovare terreno fertile e investitori (i cosiddetti Business Angel) pronti a scommettere su un’idea vincente. Mangatar viene definito un social game.

Ci puoi spiegare come si gioca e qual è la componente social?

Per certi versi è simile ad un gioco di ruolo con le carte, ma in pieno spirito manga! Innanzitutto ogni giocatore può creare tanti personaggi, i mangatar, con abilità differenti per comporre il proprio deck, simile ad un mazzo di carte, con il quale sfidare gli altri giocatori in combattimenti uno ad uno o in missioni di gruppo. I mangatar possono avere le sembianze che si desidera. Puoi rappresentare te stesso, i tuoi amici, i tuoi personaggi famosi o di fantasia preferiti. Per personalizzare i propri mangatar è necessario esplorare dei luoghi, sezioni del gioco ispirate ai principali generi del manga giapponese e non solo, dove trovare personalizzazioni e carte speciali. Il gioco è social perché desideriamo dare la possibilità di giocare fianco a fianco o contro altri giocatori reali, a differenza di molti giochi dove invitano amici ma si finisce per interagire solo con un computer. Inoltre, è possibile commentare e votare le creazioni degli altri unenti, creare delle raccolte e condividere i propri avatar preferiti sui social network.

Come è nata l’idea e perchè vi siete ispirati al mondo manga?

Il mondo del manga e degli anime è qualcosa che accomunava tutte le nostre esperienze, anche se provenivamo da studi e percorsi diversi. Ci siamo resi conto che in realtà è parte del substrato culturale comune a tutta la nostra generazione e a quelle seguenti. Per la prima volta nella storia ragazze e ragazzi di tutto il mondo condividono miti ed epopee comuni: quelle del cartone animato giapponese, da Mazinga a Sailor Moon, da Mimì Ayuara a One Piece. Da questo punto di vista abbiamo in serbo una novità che introdurremo nei prossimi mesi e che sono certo che farà felici gli appassionati dei fumetti, ma non posso dire altro!

Come è composto il vostro team?

Il nostro è un team abbastanza eterogeneo. Nel senso che non siamo tutti informatici in senso stretto e chi lo è davvero è anche molto contaminato dalla creatività. Oltre a me, che sono “CEO ad interim”, ma nasco designer, ci sono tre sviluppatori – Enrico, Michele e Raffaele – e Alfredo un vero mangaka, un disegnatore di manga, ma con sangue italiano. Poi, come in ogni startup che si rispetti, ognuno gioca diversi ruoli e si fa molto gioco di squadra.

La rete sta iniziando ad accorgersi di voi. Quando avete iniziato a mettere in cantiere il progetto e come state sviluppando l’idea?

Siamo partiti da cose molto diverse: siti web per aziende, software gestionali per terzi. La solita solfa. Ma abbiamo avuto la possibilità di lavorare sempre più spesso su progetti nostri, spesso legati all’intrattenimento come ad esempio Itsmymood, un “generatore casuale” di stati d’animo inventato come applicazione per facebook e per iPhone. Ad un certo punto abbiamo capito che questo genere di cose ci divertiva e ci spingeva verso sfide più ambiziose e abbiamo deciso che sarebbe stato il nostro unico lavoro. Quindi, addio software gestionali!

Avete avuto un buon riscontro con il progetto Mind the bridge. Quali risultati ha prodotto la partecipazione a questo progetto?

Mind the Bridge, come e più di altre iniziative in Italia, sta creando i presupposti per una crescita del fenomeno delle startup in questo paese. Il suo merito, prima ancora di essere un ponte verso San Francisco, è di mettere a confronto persone, idee, esperienze. Nella Silicon Valley è abbastanza normale che impiegati di Google incontrino in un bar ingegneri di Apple e studenti di Stanford e sviluppino un idea innovativa per distribuire film su Internet. In Italia mancano le condizioni geografiche e culturali perché questo avvenga naturalmente oggi. Mind the Bridge colma questo gap.

Oltre ad essere giovani siete anche del Sud. Una speranza per i giovani che decidono di restare o una sfida per il futuro?

Una sfida per il futuro, senz’altro. Mangatar dovrà confrontarsi con un mercato globale, ma dovrà anche saper offrire delle opportunità al nostro territorio, essere parte del cambiamento. I giovani non devono restare per forza, anzi dovrebbero girare il mondo e conoscerlo, fare esperienze di lavoro e di vita per poi riportare a casa ciò che si è imparato al momento opportuno.

E’ possibile parlare di una nuova Silicon Valley targata Salerno?

Non ancora, temo, ma l’atmosfera si fa ogni giorno più interessante. L’Università di Salerno, ad esempio, continua a sfornare ottimi informatici e si fa sempre più spesso promotrice di innovazione e di impresa. Ci sono interessanti idee imprenditoriali e straordinarie professionalità, bisognerebbe fare rete e semplificare la vita a chi vuole far partire un’impresa con azioni concrete, non con fondi regionali a pioggia. Il gioco non è ancora sviluppato completamente, è online la versione beta.

Che riscontro avete da potenziali investitori per arrivare a pieno regime?

Lo sviluppo del gioco prosegue secondo i nostri piani ed il suo finanziamento è stato coperto fino ad ora dai fondatori e da primi investitori convinti sulla carta dalla nostra idea, insomma quelli che vengono spesso definiti “amici, parenti e folli” (in gergo FFF: Friends, Familiars and Fool). Per arrivare a pieno regime sarà necessario un ulteriore sforzo in marketing e promozione, per il quale siamo in contatto con diversi tipi di investitore.

In America ci sono i Business Angel. In Italia siete riusciti a entrare in contatto con qualche angelo protettore?

In Italia i Business Angels ci sono e ben organizzati, anche se investono normalmente una frazione dei loro omologhi americani, inglesi o tedeschi. In più ci sono tanti piccoli investitori ed imprenditori che, anche non sapendo di essere un angel, finanziano le buone idee. Spero che abbiano successo e che continuino a credere a queste idee perché il loro apporto può risultare essenziale.

Al momento siete una startup, ma quando si inizierà a giocare seriamente potreste creare occupazione in un territorio carente da questo punto di vista?

Credo proprio di sì. Nel nostro piano di sviluppo ci sono molte posizioni che dovremo coprire per lo sviluppo di questo e dei prossimi giochi: informatici, designer, illustratori, esperti di marketing e comunicazione. Anche per questo guardiamo con interesse al mondo universitario e abbiamo deciso di collaborare alla formazione di figure professionali ad hoc. Il nostro primo tirocinante ha collaborato allo sviluppo della chat che abbiamo integrato nel sistema, facendone il proprio progetto di tesi: aspettiamo che finisca il proprio percorso di studi per finire insieme questo progetto.

Mangatar come può essere appetibile per il marketing delle aziende, orientate sempre più a investire nei new media?

A questo proposito abbiamo fatto una scelta radicale: eliminare ogni banner, una forma di promozione sempre meno efficace e dispendiosa. Noi proponiamo un sistema di advertising che è parte del gioco stesso, in grado di coinvolgere emotivamente l’utente. Le aziende hanno la possibilità di avere un ruolo nello svolgimento del gioco attraverso delle pagine dedicate, i mangatar places, dove i giocatori potranno trovare elementi esclusivi di personalizzazione che trasformeranno i propri avatar in testimonial dei brand, sia all’interno del gioco che sui social network frequentati dai nostri utenti.

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