Autismo e fecondazione assistita: quegli articoli che sarebbe meglio non leggere mai

30 Maggio 2015
Aurora Scudieri
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fecondazione assL’altro giorno mi è capitato di finire su un articolo pubblicato da un sito web dedicato alle mamme. La mia reazione è stata di rabbia, disgusto, tristezza. Prima di tutto come giornalista, per chi ha scritto un pezzo senza analizzare dati, fonti e soprattutto senza sapere quello di cui parlava; poi come madre, madre di un bimbo nato da fecondazione assistita, e questo non vuol dire nulla dato che, una volta che l’embrione si attacca e tu risulti essere incinta, grazie al valore delle Beta, diventi esattamente come le altre mamme, e tuo figlio è esattamente come gli altri. Infine come donna che, per aver preparato la sua tesi sulla Musicoterapia applicata ai bambini autistici, ha studiato e visto questa strana, dolorosa, incredibile patologia, ancora molto misteriosa e per tale motivo troppo spesso sulle pagine dei giornali…non scientifici.

Il titolo dell’articolo era “Autismo: esiste un legame con la riproduzione assistita? La scienza risponde”.

Nel pezzo veniva spiegato come uno studio avesse sondato il legame tra autismo e fecondazione in vitro, scoprendo che i bimbi nati con questo trattamento hanno il doppio delle possibilità di sviluppare questo problema. La ricerca sarebbe stata svolta dalla Columbia University.

Immediatamente mi sono tornate in mente tutte le teorie studiate, che in questi ultimi decenni sarebbero state associate alla patologia dell’autismo. Teorie quasi tutte assurde, smentite, paradossali e senza logica: una mamma che rifiuta un figlio, un figlio “concepito per sbaglio”, fumare durante la gravidanza, i vaccini…

Dietro ad ogni teoria ci sarebbero stati studi, ma anche smentite clamorose che hanno fatto male alle famiglie con bimbi autistici e alla società in generale, che si convince leggendo studi svolti troppo superficialmente.
In particolare questa ultima ricerca che associa l’autismo ai bimbi nati con Fivet, mi tocca personalmente e la trovo fuori da ogni logica.

I dati sono i seguenti: lo studio sarebbe stato svolto su 6 milioni di bambini nati tra il 1997 e il 2007. Analizzando il livello scolastico della mamma e le nascite multiple è stato osservato che il rischio aumentava per le mamme sotto i 35 anni.
Come se non fosse scontato che le donne sotto i 35 fanno, per natura, più figli delle over 35 ed è quindi una conseguenza logica, stando ai numeri.

A dirigere la ricerca il dottor Peter Bearman, il quale ha dichiarato: “il rischio di autismo può essere modificabile restringendo il procedimento al trasferimento di un solo embrione” per evitare i parti multipli. Diminuzione che, forse il dottore non ha considerato, diminuisce anche di molto, quasi dimezzando, la possibilità di restare incinta. Una coppia che si sottopone a Fivet ha invece bisogno di vedere le percentuali di successo salire e questo succede, secondo un altro studio, trasferendo 2 embrioni, non 3 e non 1 ma 2.

Nello studio, Bearman ha preso in considerazione:
5,9 milioni di nascite, 48,865 concepiti con la fecondazione assistita, 32,922 bimbi con autismo studiando, in seguito, l’incidenza dell’autismo nei bimbi nati inseguito al trattamento di infertilità.

Dopo aver speso soldi per realizzare questa ricerca, le conclusioni sono state, per me scontate, per loro deludenti, come se un nesso verificato li avrebbe potuti consolare, condannando così coppie che già soffrono molto per non poter concepire un figlio in maniera naturale.

Nessun nesso di causa effetto è stato infatti verificato. Ma, secondo Bearman il quale evidentemente deve giustificare lo spreco di risorse: “è vero che c’è un’associazione tra fertilità in vitro e autismo, ma sono state controllate anche le donne che erano più inclini a ricorrere a questo trattamento e si è scoperto che anche età, stato sociale giocano un ruolo e quindi l’incidenza del procedimento è diminuita”.

Unica conclusione plausibile è che il rischio sarebbe dovuto principalmente alle nascite multiple e alle complicazioni durante la gravidanza e il parto di bambini concepiti con la fecondazione in vitro, complicazioni che però possono riguardare anche bimbi concepiti naturalmente.

Secondo Michael Rosanoff, direttore della ricerca di salute pubblica presso Autism Speaks, i fattori legati alla nascita della madre sembrano aiutare a spiegare il legame percepito tra fecondazione in vitro e autismo.

Questa ricerca dimostra un modesto, ma significativo effetto delle tecnologie di fecondazione in vitro sull’aumento dell’autismo. Tuttavia questo può essere spiegato con altri fattori come complicazioni col travaglio e nascite multiple” spiega Rosanoff.

La mia conclusione? Mio figlio, nato da Fivet, è un bimbo sano e come lui molti altri bimbi che conosco nati grazie alla Fivet. La Fecondazione assistita è un percorso difficile al quale nessuna coppia vorrebbe essere costretta a sottoporsi, ma anche un miracolo della scienza che permette a donne e uomini con problemi di fertilità di avere dei figli.

 

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