"Moglie" del padre dall'età di 6 anni. "Mi fece abortire con una stampella" – FOTO

Judy van Niekerk è una (bellissima) donna londinese di 46 anni, con un marito ed una vita apparentemente normale.

In realtà, Judy non ha avuto un’infanzia ed ha subito le violenze di un padre-orco.

Come raccontato dal Daily Mail, aveva solo sei anni quando suo padre, Noah Walsh, ha cominciato ad abusare di lei, tenendola imprigionata in casa.

Judy, all’età di 6 anni, ha iniziato a cucinare, a pulire ed a prendersi cura dei suoi cinque fratelli, dopo che la mamma aveva abbandonato la famiglia. Solamente quando Judy aveva 10 anni, la mamma è tornata, per poi lasciarla nuovamente tra le mani del mostro.

Dall’età di 11 anni, Judy è stata costretta a dividere il letto con il padre. «Avrei dovuto andare a scuola ma lui non me lo consentiva, mi diceva che avevo troppe cose da fare qui. Dovevo stare in casa e badare ai miei cinque fratelli. Dovevo svegliarmi presto e preparare la colazione per tutti. Dovevo lavare i vestiti a mano perchè non avevamo una lavatrice».

Il padre è riuscito ad ottenere la custodia di sua figlia nel 1979 quando lei aveva 12 o 13 anni ed ha continuato a molestarla.

«Ero solo una ragazzina quando ha cominciato a violentarmi. Stavo malissimo dopo. I miei fratelli non si sono mai accorti di niente. Non sapevano che ero rimasta incinta e che, fortunatamente per mio padre, ho avuto un aborto».

All’età di 13 anni, le sue violenze hanno lasciato Judy con le ossa rotte.

«Mi diceva che ero il male e che non ero degna del suo amore. Mi diceva che se non fossi cambiata mi avrebbe ucciso. Un giorno quando avevo 14 anni, si arrabbiò e mi sparò nel petto».

Un vicino chiamò l’ambulanza, i medici riuscirono a salvarle la vita ma Walsh riferì che era stata lei a premere il grilletto.

«Cambiavamo continuamente casa e così non avevo vicini o amici che potessero preoccuparsi per quanto mi stava accadendo».

Nello stesso anno, Judy rimase incinta per una seconda volta. «Volevo tenere il bambino perchè ero sola tutto il giorno. Speravo di avere qualcuno con cui parlare ma mio padre non voleva. Era troppo rischioso per lui, qualcuno avrebbe potuto scoprire cosa mi faceva e così mi ha picchiato nello stomaco, mi faceva fare bagni bollenti per farmi abortire. Alla fine, mi ha fatto abortire in casa usando una stampella per gli abiti».

Due anni dopo, Judy ha avuto un altro aborto in una clinica. Il padre aveva perfino costretto Judy a recitare una sceneggiatura davanti ai medici, fingendo che era stato un fidanzato, inventato, a metterla incinta.

Judy ha dichiarato: «Dopo mi sono anche scusata con mio padre per essere rimasta incinta. Sentivo che era colpa mia. Mi aveva fatto il lavaggio del cervello».

All’età di 20 anni, Judy è riuscita a pianificare la sua fuga.

Ha contattato un’agenzia che le ha dato un lavoro, ha poi preso una carta di credito, preparato la valigia ed è scappata durante la notte per volare a Londra dove è diventata una contabile.

Successivamente, per non essere troppo vicina al padre, Judy si è trasferita nel sud dell’Africa dove ha incontrato Tiny, il quale è poi diventato suo marito.

Grazie al suo supporto ed incoraggiamento, è riuscita finalmente a denunciare il padre e, nell’ottobre del 2000, il 55enne è stato condannato dal tribunale penale di Dublino a 15 anni di reclusione. Su 30 capi d’accusa, Walsh ne ha ammessi solamente tre.

Dopo 4 anni dalla sentenza, nel 2004 Judy è venuta a sapere dalla polizia che il padre era in fin di vita a causa di un cancro. Così, è andata in ospedale a trovarlo per l’ultima volta.

«Odiavo vederlo soffrire ma era felice di vedermi. Gli ho detto «ti voglio bene» e lui ha ricambiato. Dopo la sua morte, ero triste. Era sempre mio padre. Provavo compassione per lui ma finalmente ero in pace».

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