Le strane coincidenze tra fisica e inconscio

9 Settembre 2013
Redazione YOUng
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Sincronicità e ampliamento del concetto di causalità

coincidenze

 

A partire dagli anni ’30 Jung incomincia a studiare una serie di fenomeni che definisce “sincronistici” o “di sincronicità”, oppure “coincidenze significative”. In essi si ha coincidenza tra due eventi diversi e in particolare tra un evento interiore, psichico (sogno, idea improvvisa, presentimento) e un evento esterno (dato di fatto obiettivo).

A tutti noi è capitato di vivere curiose coincidenze di questo genere: sogniamo di notte una persona e la incontriamo il giorno dopo, oppure una determinata situazione e questa accade senza che noi interveniamo per favorirla. Di solito si tende a considerare questi eventi come puramente casuali e non si attribuisce loro molta importanza. Per Jung invece essi sono di grande interesse: mostrerebbero infatti l’esistenza di legami, di corrispondenze tra il mondo fisico e quello psichico. In una coincidenza significativa il rapporto tra l’evento psichico e quello fisico non è spiegabile ricorrendo al rapporto causa-effetto, eppure il rapporto esiste ed è evidente: si tratta di un’affinità di senso, di contenuto, che ci balza agli occhi immediatamente quando viviamo un’esperienza del genere.

Secondo Jung, il legame tra realtà fisica e psichica non scaturirebbe da connessioni causali, ma da una dinamica nascosta comune ad entrambe, da un ordine che collega tutte le cose. Quest’ordine comune, generale, creerebbe legami acausali tra eventi diversi. Si profila quindi l’introduzione di un nuovo principio esplicativo della realtà, da porre accanto al principio di causalità: Jung chiama questo principio “sincronicità”.

Questa esigenza compare, in quegli anni, anche all’interno della fisica dei quanti. Tale teoria è infatti intrinsecamente probabilistica: non è possibile prevedere con certezza quale sarà l’evoluzione di un fenomeno microscopico, si possono dare soltanto previsioni probabilistiche sulle diverse possibili evoluzioni. Gli eventi descritti sono per loro natura statistici, cioè singolarmente imprevedibili. Il principio di causalità, tanto caro alla fisica ottocentesca, sembra qui vacillare.

Secondo Pauli la realtà è troppo complessa per essere descritta in maniera esaustiva dal principio di causalità; ai suoi occhi l’introduzione del nuovo principio sembra in grado di completarne l’immagine in nostro possesso: “Osservati a partire da una prospettiva globale, i fenomeni sincronistici e quelli causali potrebbero essere considerati come due lati di un nastro di Moebius”, scrive in una lettera al fisico Fierz.

TorinoScienza

 

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