Magistrati in parlamento: un senso di vuoto

8 Gennaio 2013
Redazione YOUng
Per leggere questo articolo ti servono: 2minuti

1267011608-togaAvevamo fatto il callo, con stoica pazienza, alle polemiche berlusconiane sui magistrati politicizzati. Ogni volta che il plastico dominus della Tv italiana compariva sullo schermo eravamo costretti a sorbirci sproloqui pazzeschi sul partito segreto delle toghe rosse, manco che la magistratura fosse una loggia massonica con agganci nelle più alte cariche dello Stato. Oggi quello stesso racconto dell’orrore si intitola “dalla toga alla poltrona”: Grasso si candida con il Pd ed Ingroia, con il suo movimento di Rivoluzione Civile, arruola magistrati da far eleggere in Parlamento. Commenti e reazioni (quelle più negative sempre da “destra”, chissà perché) riempiono le pagine dei giornali, con tanto di pareri su opportunità o meno, cambiamento possibile o meno, regole sì regole no, magistrati salvatori dello Stato contro magistrati satanassi infernali pronti a banchettare con le tue viscere fumanti.

Ammetto che la storia, per chi ancora si ostina a credere che la prescrizione sia un’assoluzione, ad oggi potrebbe suonare ancora credibile. Di più, direi confermata. Ma fuori dai dualismi di tifoseria e dalle considerazioni della prima ora voglio dire un paio di cose. La prima: bene che ci sia gente competente in legge che si candida a scrivere leggi. Non so voi, ma di riformisti e riformatori con l’esperienza giuridica concreta di un topo da laboratorio mi sono abbastanza stancato. La seconda: la legge lo consente, per cui noi, da bravi garantisti quali siamo, non possiamo che accettarlo. Si-può-fare.

Ma allora perché ho questo senso di vuoto?

Ho semplicemente paura. Paura che gli stessi magistrati che a lungo si sono battuti per la legalità in questo Paese abbiano non capito, a quello ci ero arrivato, ma accettato, che la Giustizia in Italia non si fa nei tribunali. Si tratta di una sensazione, so che ad informarsi i fatti italiani possono essere ricostruiti, ma vederli accertati in una sentenza irrevocabile è, non solo giuridicamente, tutta un’altra cosa. Non sulle conseguenze politiche della candidatura dei magistrati dobbiamo riflettere, ma sulle loro motivazioni. Chi se ne frega se c’è la possibilità di “perseguitare” qualcuno (chi poi? Se uno non ha fatto niente, di che si preoccupa?). A me dispiace che, negli anni, un numero crescente di professionisti pubblici lascia il proprio delicatissimo posto di lavoro credendolo non più utile alla collettività. La fiducia nella Giustizia italiana è già abbastanza bassa, se cade definitivamente sarà tutto il castello a crollare. Non resterà che il potere costituente ed un nuovo Stato: una “rinascita democratica”. Ricorda niente?

 

 

Ps. Lungi da me paragonare la P2 alla magistratura. Il pezzo vuole testimoniare la sensazione di impotenza del cittadino davanti alle grandi manovre politiche, ricordando, attraverso una vicenda di attualità, la ormai proverbiale impossibilità per le persone comuni di avere delle risposte chiare ed univoche sui terribili misteri che permeano la storia d’Italia.  

L'AUTORE
La redazione di YOUng
SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI