Luca Biagini: "Io, Mussolini e Dr. House"

28 Gennaio 2014
Rosa Anna Buonomo
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Intervista a Luca BIaginiOperazione Quercia – Mussolini a Campo Imperatore”. Questo il titolo dello spettacolo di Pier Francesco Pingitore, anima dello storico Bagaglino, che dopo il debutto in prima nazionale dello scorso luglio è sbarcato con successo a teatro. A prestare corpo e voce a Benito Mussolini è il talentuoso Luca Biagini, che con il Duce ha davvero una straordinaria somiglianza fisica.

Attore e doppiatore, voce del Dr. House nella settima e nell’ottava stagione, Biagini aveva già interpretato Mussolini nello spettacolo “Quel venticinque luglio a Villa Torlonia”, portato in scena da Pingitore nel 2010 e di cui “Operazione Quercia” rappresenta il seguito.

Biagini presenta ai lettori di YOUng il nuovo lavoro di Pingitore che lo vede protagonista. Il debutto in prima nazionale c’era stato lo scorso luglio in una location d’eccezione: l’albergo di Campo Imperatore in cui Mussolini fu imprigionato nell’estate del 1943 su ordine di Badoglio, per poi essere liberato dai tedeschi quel famoso 12 settembre.

“Operazione Quercia ” racconta le ore che hanno preceduto la liberazione di Mussolini, provando a ricostruire un ritratto psicologico del Duce.

E’ tornato a interpretare Mussolini. Quali sono le differenze rispetto a “Quel 25 luglio a Villa Torlonia”?

Indubbiamente la condizione psicologica di Mussolini. Il 25 luglio segnava un momento drammaticissimo, perché era il giorno in cui veniva sfiduciato ed estromesso dal potere. Ora  Mussolini ha sedimentato dentro di sé la fine della sua storia politica e umana. E’ un uomo ormai allo sbando, consapevole di essere in una fase di totale depressione. Tanto è vero che alcune testimonianze parlano di un suo tentato suicidio a Campo Imperatore. E’ un uomo sull’orlo del crollo psicofisico, che drammaticamente rappresenta l’Italia di quel momento, lacerata e divisa e in preda allo sbandamento completo. La sua crisi umana e politica riflette anche la crisi di un Paese, la difficoltà e l’incognita del cambiamento. Dopo l’armistizio dell’8 settembre si apre un periodo drammatico per il Paese. E’ un momento storico delicatissimo che vale la pena di affrontare e sottoporre al pubblico. Molti giovani conoscono poco di quel periodo, che è fondamentale conoscere per capire anche il nostro oggi. La storia dovrebbe sempre insegnarci a riflettere.

Come si è preparato a entrare nel ruolo?

Diciamo che è un ruolo a cui sono un po’ destinato. Fisicamente un po’ gli assomiglio.   Lo avevo già interpretato molti anni fa in uno sceneggiato televisivo dove ero un Mussolini agli inizi, che non aveva ancora raggiunto il potere. Con i testi di Pingitore mi sono trovato, invece, a interpretare un Mussolini totalmente sconfitto, riflessivo, piegato su se stesso, che cerca di ragionare sul suo passato, sui suoi errori e le sue colpe. Ho pensato di avvicinarmi a lui in modo più psicologico, piuttosto che rifarmi ai suoi atteggiamenti fisici e vocali. Conosciamo Mussolini attraverso i documenti storici, come uomo pubblico. Verrebbe naturale e spontaneo imitarlo e farne una caricatura. Io ho tolto tutto questo e ho preferito un avvicinamento sul piano della sua vicenda umana.

“Operazione Quercia” ricostruisce le ore che precedettero la liberazione di Mussolini a Campo Imperatore. In che modo?

Tramite il rapporto che intrattiene con i personaggi che lo circondavano in quel momento. Con il funzionario di Polizia e il sottufficiale dei Carabinieri che erano lì a sorvegliarlo, ad esempio. Si confronta con loro. Nella storia immaginata da Pingitore questi due personaggi rappresentano le due anime dell’Italia in quel momento. Ci sono, poi, un pastore, che rappresenta l’anima popolare, e una cameriera. Si confronta con loro e i vari personaggi lo mettono di fronte a errori e colpe. Attraverso la rappresentazione di Mussolini sconfitto si racconta anche un pezzo di storia d’Italia, che è bene conoscere e ricordare.

Nello spettacolo quanto c’è di storia e quanto di invenzione?

La parte storica è quella che riguarda la prigionia di Mussolini a Campo Imperatore, con la presenza di personaggi che hanno interagito con lui. I dialoghi sono di fantasia e nascono dalla volontà di Pingitore di raccontare l’Italia di quel momento, ma quei personaggi sono esistiti e hanno realmente interagito con lui.

Lei ha doppiato House nella settima e nell’ottava stagione, sostituendo la voce storica del personaggio, Sergio Di Stefano. Come si è approcciato al personaggio e in cosa il suo House è stato diverso?

Il doppiaggio è un lavoro molto particolare. Consiste nel cercare di capire esattamente al meglio quello che sta facendo nell’originale l’attore che tu doppi, che è quello che vuole dire e come lo sta dicendo, con quale intonazione ed espressione. Bisogna studiarlo molto bene e cercare di tradurlo in italiano nella maniera più fedele possibile. Non tanto nella somiglianza della voce, quanto nelle intenzioni e nell’interiorità. In questo caso, ho cercato di seguire molto il lavoro di Hugh Laurie. House passa dall’ironia alla serietà e al gioco, a volte è feroce e cattivo, ma sempre con grande intelligenza. Laurie lo traduce con una varietà di intenzioni incredibili. Ho cercato di essere fedele e di tradurre questa varietà. Il doppiatore che mi ha preceduto ha fatto un altro tipo di lavoro, altrettanto interessante e ammirevole.

Tra tutti i personaggi che ha doppiato qual è stato il più complesso e quale quello più vicino a lei?

Ci sono sicuramente alcuni attori con cui mi trovo in consonanza, che mi diverto a doppiare e che mi sono vicini quanto a personalità. Come John Malkovich. Un altro attore che mi piace molto è  Kevin Kline, un attore duttile capace di passare dalla commedia alle cose serie sempre in maniera intelligente e con grande classe. Poi c’è Colin Firth. Ne “Il discorso del re” ha fatto un lavoro molto particolare. Quello di re Giorgio VI, affetto da balbuzie ansiosa e attacchi di panico, era un personaggio molto complicato, che doveva risultare credibile e mai grottesco. E’ stata una bella sfida.

 

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