"3096 giorni", la prigionia di Natascha Kampusch in un film

28 Febbraio 2013
Rosa Anna Buonomo
Per leggere questo articolo ti servono: 1minuto

Three thousand  ninety six - 3096 Days cover image“3096 Tage”. Ossia 3096 giorni. La durata della prigionia di Natascha Kampusch, la giovanissima austriaca che il 2 marzo del 1998 fu rapita mentre stava andando a scuola, dà il titolo al film che racconta la sua storia.

La pellicola, in distribuzione da oggi nelle sale cinematografiche tedesche, è stata presentata in anteprima a Vienna. Il film mette sotto gli occhi dello spettatore otto anni di abusi sessuali, fisici e psicologici subiti dalla ragazza, rapita quando aveva appena dieci anni.

Wolfgang Priklopil, questo il nome del suo aguzzino, la rinchiuse in una stanza di 65 metri quadrati nella sua casa di Strasshof. Si tolse la vita la sera del 23 agosto del 2006 gettandosi sotto un treno in corsa nella vicina stazione di Vienna, quando scoprì che Natascha era riuscita a fuggire.

“Mi riconosco nel film, ma la realtà è stata molto peggiore” ha commentato la ragazza, oggi 24enne. “Solo che non si può mostrare in una pellicola, altrimenti sarebbe stato un film dell’orrore”. La giovane ha, poi, chiarito di non aver mai urlato per fame o di disperazione. “Il mio corpo non aveva la forza di farlo, il mio era un urlo silenzioso”.

Sulla pellicola Natascha ha aggiunto: “Credo che metta in gioco tutta una nuova dimensione. Forse quelli che fino a ora non mi hanno creduto o che hanno cercato di banalizzare tutta la faccenda, ora vedranno le cose in maniera diversa”.

Protagonista del film, diretto da Sherry Hormann, l’attrice irlandese Antonia Campbell-Hughes. Nei panni di Wolfgang Priklopil si è calato il danese Thure Lindhart.

La vicenda del rapimento della Kampusch ha lasciato diversi punti oscuri da chiarire. Si è parlato, ad esempio, del fatto che ci potesse essere un secondo carceriere, come affermava un anno fa il capo del comitato parlamentare dei Popolari austriaci Werner Amon.

Amon, che si è schierato per la riapertura del caso, supportava anche un’altra teoria: il sequestratore non si sarebbe suicidato ma si sarebbe trattato di omicidio.

SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI