Non importano le dimensioni dell'ego ma come lo si usa

31 Marzo 2015
Giovanni Guarini
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Preciso in partenza che parlando di Ego mi riferirò a quella parte dell’essere umano che rappresenta colui che ognuno percepisce come se stesso.

Avere un grosso ego vuol dire nel linguaggio comune avere un alta idea di se stesso e dell’importanza che la propria persona riveste in relazione agli altri. Diciamo che, su una tavolozza ideale, si va dall’essere umile ed empatico all’egomaniaco incapace di empatizzare.

Egomania in realtà non è un termine usato in psicologia o psichiatria, ma il nome comunemente usato per definire il “disturbo narcisistico della personalità“.

Sono stati definiti 9 tratti fondamentali che definiscono un “egomaniaco”, qualora se ne possiedano almeno 5, si rientra nella schiera di quegli esseri umani ad alto potenziale sia distruttivo che costruttivo.

 

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  • Grandiosità, un’idea esagerata della propria importanza
  • Arroganza e tendenza a dominare
  • Brama di successo e di potere
  • Mancanza di empatia, della capacità di provare emozioni (ira a parte)
  • Convinzione di essere unico
  • Eccessivo bisogno di ammirazione 
  • Senso di investitura, di avere il diritto sopra agli altri e a prescindere da questi
  • Tendenza a sfruttare persone, situazioni e soprattutto le debolezze degli altri
  • Invidia verso chi è più in alto

 

 

 

Ognuno di noi possiede questi tratti in varie misure e la cosa è fondamentalmente salutare. Come sostiene il dott. Jeremy Coid psichiatra forense,

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l’ego-ismo è importante per essere un individuo normale, se non si ha una percezione di se stessi, e dell’iportanza dell’individualità, allora si hanno enormi problemi nell’affrontare la vita e nelle relazioni con gli alri.

 

 

È quando uno o più di questi tratti è presente in maniera troppo marcata che l’individuo comincia ad essere “interessante“.

Un uomo d’affari di successo è spesso dotato appieno dei primi tre tratti, e in parte di alcuni degli altri. Più ne ha e maggiori saranno le probabiltà che ottenga il successo economico e il potere.

Se a questi si aggiunge un quarto tratto, come la mancanza di empatia, iniziamo ad avere individui sociopatici, incapaci di provare sentimenti come il senso di colpa e il rimorso, quindi potenzialmente distruttivi per se stessi e per gli altri. Il dott. Sam Vaknin autore del libro “Malignant self Love” spiega che la mancanza di empatia è come un super-potere, perchè quando non si è coinvolti emozionalmente si può riuscire a leggere e, volendo, a sfruttare le emozioni altrui con estrema lucidità.

Fra noti psicopatici, guru di sette suicide, leaders e artisti celebri ci sono alcuni elementi con personalità estremamente nacisistiche che, pur non possedendo un briciolo di empatia, sono cosí carismatici da avere un potere mediatico immenso.

Quando nei tratti si annovera, per esempio, anche l’eccessivo bisogno di ammirazione e la capacità di sfruttare gli altri, si possono verificare casi di cult leaders come David Berg, che alla fine degli anni ’60 aveva fondato una enorme setta religiosa, nella quale era glorificato il sesso anche con le bambine e per la quale lui rappresentava il Dio in terra.

Gli individui che mostrano tutti i tratti appieno, pochi per fortuna, potrebbero anche essere dei maniaci omicidi come nel caso di Brian Blackwell che nel 2004 massacrò i suoi genitori a colpi di martello e coltellaccio. Aveva montato, per far colpo su una brian1ragazza, la storia che lui fosse un giocatore di tennis di successo, molto ricco grazie ai soldi di sponsors che in realtà non esistevano. Attingendo al conto bancario dei genitori le aveva mostrato la bella vita dei VIP e la aveva anche assunta nel suo inesistente ufficio, pagandole perfino uno stipendio con un assegno (a vuoto). Per convincerla l’aveva addirittura invitata ad accompagnarlo ad un fittizio campionato mondiale di tennis a New York, per il quale acquistò i bigletti aerei online con la carta di credito dei genitori. Questi se ne accorsero e lo rimproverarono proprio quando stava per partire, li massacrò e partí per il suo viaggio. Al ritorno, dopo una settimana, mise in scena il ritrovamento dei genitori ma fu presto indiziato e incriminato. Gli fu diagnosticata la sindrome da personalità narcisistica e per questo nel processo fu condannato solamente per omicidio colposo, senza l’aggravante della premeditazione e dell’efferatezza. Un caso molto simile a quello di Pietro Maso.

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In rarissimi casi si aggiunge una decima caratteristica, quella della consapevolezza di possedere tutti e nove i tratti, come nel caso del succitato dott. Sam Vaknin, specialista del disturbo narcisistico della personalità  ed “egomaniaco consapevole”. Una persona che si è resa conto dei disastrosi effetti che il proprio modo di essere aveva sulla sua stessa vita e quella di chi gli stava intorno e che ha scelto come missione nella vita quella di controllarli e gestirli. Il suo obiettivo è di avere una vita “normale” ed è perfino riuscito a instaurare una relazione stabile con una donna che riesce in qualche modo a convivere con la sua egomania e ad essergli complementare.

Lui continua a cercare di controllare la sua mania di controllo, per esempio, il che è come il cane che si morde la coda. Continua a cercare di controllare la sua mania di grandiosità anche se è convinto che sia effettivamente fondata sul suo essere superiore. Continua a lavorare sulla sua capacità di manipolare la gente, cosa ardua se non si possiedono sentimenti come il senso di colpa o il rimorso, e quando a giudicare quel che è giusto o no c’è un egomaniaco.

Viene da pensare a questi tratti come a dei poteri che, in giuste dosi e gestiti bene, possono rispecchiare individui autorevoli e carismatici, e magari anche brave persone. E che la differenza stia nella consapevolezza e quindi nella decisione di essere o non essere una buona persona. Allora non importa se avete un ego piccolo o enorme, l’importante è come lo usate!

Me, me

GG

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