Cesareo: 38% dei parti in Italia contro 1 su 7 in Islanda

25 Marzo 2015
Aurora Scudieri
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cesareo-Un parto cesareo, l’equivalente di una eccezione nel nord Europa e ad una routine in Italia, Spagna e Romania.
Nascere in Olanda, Islanda o Finlandia è diverso rispetto al Portogallo o l’Italia e non solo per il debito pubblico, il clima o i privilegi concessi alla madre.
Secondo uno studio realizzato dai ricercatori della City University di Londra e pubblicato sulla rivista degli ostetrici BJOG, infatti, il ricorso al parto in sala operatoria, ossia al cesareo, è molto diverso tra nord, sud ed est.
Se a Cipro un parto su due è un cesareo, in Islanda la proporzione cala ad uno su sette e in Francia ad uno su cinque.

I ricercatori della City University hanno analizzato i dati Euro-Peristat sulla frequenza dei cesari in un parto scoprendo che le differenze sono molto forti. Secondo le raccomandazioni fornite dall’Organizzazione mondiale della salute la percentuale dovrebbe attestarsi sul 15 %, ma in realtà sono pochi quelli che riescono a rispettarlo. L’Islanda totalizza un 14,8 %, la Finlandia un 16,8 %, l’Olanda si attesta al 17 %.
I numeri peggiori sono al sud, con Cipro al 52,2 %, il Portogallo a 36,3 %, la Romania a 36,9%, l’Italia con 38 % e la Francia al 21 %.

L’alto numero di cesarei sarebbe l’equivalente di un problema a livello ospedaliero e non a livello di patologie del paziente. Quasi un atto di violenza nei confronti della madre, dato che l’intervento chirurgico conduce ad una ripresa molto più difficoltosa post parto.
I rischi associati sono numerosi: emorragia, infezioni, problemi respiratori dei piccolo.

Lo studio presenta anche altre motivazioni: organizzazione del sistema sanitario, costi, formazione delle ostetriche. Molti ritengono che, visto il dolore del parto naturale, siano le donne stesse a chiedere il cesareo,

Un ricorso esagerato all’intervento può nascondere anche una formazione non sufficiente delle ostetriche durante il parto naturale.
Va poi considerato il fattore culturale. “In Germania dove il numero dei cesarei è molto alto (31 %), ci sono poche ostetriche che lavorano a casa e i parti avvengono soprattutto in ospedale” mentre nei paesi scandinavi si tiene molto a garantire un parto il più “naturale” possibile.

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