Metti un selfie, aggiungici il cartone animato preferito dal proprio figlio e vedrai uscirne fuori dei genitori isterici e violenti.
Qualche giorno fa, per far felici i piccoli clienti, un centro commerciale bolognese ha invitato, in un pomeriggio domenicale, il personaggio di Mofy, cartone animato molto amato dai bambini che va in onda su Rai YoYo.
Ma forse mai si sarebbero aspettati che, a fare quasi a botte per una foto, fossero i genitori.
Arrivata intorno alle 16.30 Mofy, una coniglietta bianca di circa 1 metro e mezzo con all’interno un povero dipendente a rischio soffocamento, era accompagnata solo da un responsabile, il quale evidentemente, non sapeva bene come gestire la situazione.
Ad attenderla c’erano circa una cinquantina di bimbi di diverse età: dai pochi mesi fino ai 6-7 anni, con, visto il giorno festivo, entrambi i genitori e in alcuni casi anche i nonni, zii e cugini di terzo grado. “Mi raccomando, uno alla volta per le foto, non fate venire tutti i bimbi insieme altrimenti Mofy non respira e può anche cadere” ha spiegato il
responsabile dell’evento. Ma, dopo pochi secondi, sotto al povero coniglietto fatto di un batuffolo di cotone, c’erano una ventina di bimbi impazziti, gli altri erano nelle braccia di mamma e papà perché ancora
non in grado di stare in piedi da soli.
I genitori invece di tirarli e rimproverarli, li incitavano “dalle un bacio, prendile la mano, prendile l’orecchio, accarezzale il piedino”.
C’erano i bimbi più timidi e poi quelli più violenti che picchiavano la povera Mofy, spingendola e cercando di capire cosa ci fosse davvero dentro quel pupazzone.
Mentre il responsabile preoccupato diceva i bimbi “No, non così che Mofy si spaventa!” e chiedeva al povero dipendente dentro al pupazzo “Ce la fai? Come va? Respiri?” i genitori si davano spintoni per prendere il proprio pargolo in foto. Una foto con lo smartphone del papà, per farla vedere ai colleghi in ufficio, una con quello della mamma, per mostrarlo lunedì all’estetista, e una con quella del nonno, che probabilmente non la rivedrà mai più dato che non sa da dove si accede alla galleria.
Ho visto una famiglia che ha fatto oltre 20 foto con la piccola Mofy impaurita. In una doveva esserci la mamma con tra le braccia la bimba, di nome Melissa, di circa 3 o 4 anni. In un’altra il papà con la bimba accanto, a sinistra poi a destra. In un’altra ancora la bimba da sola, mano nella mano al pupazzo. Sotto al pupazzo. Accanto al pupazzo. Sopra al pupazzo.
Io, con mio figlio di 11 mesi, cercavo di fare una sola fotografia, una. Ma è stato impossibile. Alcuni genitori avevano addirittura lasciato lì i propri figli per fare un giro nel centro commerciale in pace e la ressa era continua.
Dopo 20 minuti e comprendendo che la situazione non era più recuperabile, il responsabile ha deciso di far tornare a casa la coniglietta che non se l’è lasciata ripetere due volte e al primo “Andiamo?” è corsa via mettendosi in salvo, mentre i piccoli ancora la inseguivano lungo il corridoio che portava agli spogliatoi del personale del centro commerciale.
Povera coniglietta, povero dipendente dentro la coniglietta, poveri bambini costretti dai genitori a fare un servizio fotografico, poveri genitori così stressati da questo bisogno di far foto, far foto, far foto!