Santuario di Caravaggio, il candelabro che funzionava solo con le carte di credito
“Quante volte vediamo che entrando in una chiesa c’è la lista dei prezzi. Dio non ha niente a che vedere con i soldi e la Chiesa non può essere affarista. Ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente”.
Lo dichiarava appena dieci giorni fa Papa Francesco. Parole dure contro quei sacerdoti che espongono il prezzario per le messe e i sacramenti.
Chissà cosa ha pensato il pontefice della trovata di don Gino Assensi, rettore del santuario di Caravaggio, in provincia di Bergamo, visitato ogni anno da oltre 2 milioni di fedeli. Una trovata che ha avuto vita breve, stroncata dal fiume di polemiche che l’ha accompagnata.
Come ha raccontato La Repubblica, citando il sito del santuario di Caravaggio, nella navata minore della basilica era stato posizionato un ‘candelabro elettronico’. Un candelabro che consentiva di accendere candele elettriche, prenotare messe, devolvere offerte e via discorrendo utilizzando unicamente la carta di credito. “Un analogo marchingegno, collocato nei pressi della cancelleria, permette di effettuare le stesse operazioni, usando sempre e solamente la carta di credito” riportava ancora il sito web. “Si tratta di attrezzature destinate a chi, anziché pagare in contanti, preferisce avvalersi delle modalità attualmente permesse dall’elettronica”.
Sullo schermo touch, inoltre, campeggiavano le tanto contestate tariffe: dai 10 euro per una messa in suffragio ai 420 euro per trenta giorni di celebrazioni.
Probabilmente l’idea era quella di andare al passo con i tempi, ma la sperimentazione, a causa delle numerose polemiche, è stata sospesa dopo pochi giorni. “Si voleva rendere un servizio ai pellegrini, ma se deve creare scandalo…” è stato il commento di don Assensi.
(Photo Credits: La Repubblica)