Intervista al produttore di Adam Kadmon e agli amici di Luis Miguel Chiasso

30 Novembre 2014
Maria Melania Barone
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10351756_10205095705934391_2129691466871653451_nTra le prime cose che abbiamo tentato di fare, vista anche la titubanza e i dubbi espressi dai colleghi giornalisti sulla stampa locale e nazionale, c’è stato il tentativo di contattare alcuni amici di Luis Miguel  e del suo paesino d’origine, Monterubiagio in provincia di Terni ed anche coloro che lo hanno conosciuto a Roma.

Quello che ci ha colpito è che quasi nessuno di loro ha voluto parlare. La nostra prima telefonata si è svolta praticamente “monologando” con un soggetto terrorizzato. L’identità delle persone intervistate resterà nascosta per protezione della fonte, ma trascriviamo uno stralcio della conversazione: 

Young: “Pensi sia stato davvero un suicidio”?
Amica : “No”.

Young: “E cosa pensi di tutta questa storia? Come può essere avvenuta la morte di Luis Miguel?”.
Amica: “So solo che non è stato un suicidio e so che la famiglia non ha ancora nominato un avvocato penalista, ma su tutto il resto non posso parlare, mi stanno controllando”.
Young: “In che senso ti stanno controllando?”.
Amica: “Mi hanno detto che ho il telefono sotto controllo”.
Young: “Chi ti ha detto che hai il telefono sotto controllo?”.
A questa domanda l’intervistata ha risposto in maniera evasiva: “Sono un’amica”.

L’aria tanto tesa era per noi inspiegabile dato che non si stava dicendo nulla di top secret. Ma evidentemente gli amici di Luis Miguel sono stati esortati a non parlare con nessuno dopo esser stati informati di essere ascoltati al computer e al telefono. Siccome l’atmosfera stava diventando inquietante, abbiamo deciso di chiudere la telefonata anche perché, nonostante le domande fossero molto semplici e a dir poco “doverose”, l’amica di Miguel appariva letteralmente pietrificata dalla paura. L’unica cosa che si è sentita di ribadire con forza è che sicuramente non era un malato, disturbato o squilibrato che ha potuto suicidarsi.

Successivamente abbiamo contattato un altro amico di Luis Miguel, il quale ci ha detto che la gente che lo ha conosciuto preferisce non parlare perché sa di essere controllata. Ha specificato anche che  molti degli amici più stretti hanno il terrore di parlare in quanto sanno che quello di Luis Miguel non può essere un suicidio. Quel che ci domandiamo noi invece è: chi può aver detto a questi ragazzi di essere controllati? Chi può aver terrorizzato queste persone a tal punto da fare in modo che non parlassero nemmeno con la stampa?

Così abbiamo chiesto sempre alla stessa amica di Luis Miguel: “Tu vuoi che la verità venga fuori?”. Lei ha risposto di “si”.
Young – “E allora non c’è bisogno che non temiate nulla. Se è vero quello che sostieni e cioè che non si tratta di suicidio, allora questo è il momento di fare rumore, altrimenti si rischia di tacere per sempre la verità su una storia davvero molto inquietante”.

L’INTERVISTA AL PRODUTTORE DI ADAM KADMON

Young – Ciao Claudio, come sai ti contattiamo per la vicenda di Luis Miguel su cui ti sei già espresso. In particolare vorremmo sapere, così per stemperare i toni e le critiche alle tue affermazioni: come mai avete prima scritto un post che avete immediatamente cancellato? Tra l’altro nel secondo post parli di “anima fragile” dando quasi per scontata l’ipotesi del suicidio.

Claudio CavalliA dire la verità ci è venuto il dubbio che fosse tutta una bufala. Quando ci hanno informato della stranissima vicenda ho parlato proprio con Adam che mi ha detto di aver subito un attacco hacker al server. A quel punto ho rimosso quel primo messaggio, in attesa di verificare abbiamo deciso solo di rasserenare i lettori sulla salute di Adam ed abbiamo fatto le condoglianze alla famiglia.

E poi? Avete verificato?
Ci siamo accorti che della vicenda non ne parlava quasi nessuno e così ci è venuto il dubbio che si trattasse di una bufala, di un account fake. In particolare l’Ansa non ne ha parlato, cosa strana dato che si tratta del suicidio di un carabiniere, no?

Young – Effettivamente non ne hanno parlato subito, ma della vicenda se ne sono successivamente occupati (a partire dal 27 novembre) il Secolo XIX, Perugiatoday, Linkiesta, Umbria 24 e il blog di Angelo Iervolino oltre a Leggo. Pare che se ne sia occupata anche l’Ansa che avrebbe smentito la collaborazione di Luis Miguel coi servizi segreti, ma anche noi di questo articolo non abbiamo trovato nulla se non una citazione sul Secolo XIX.

Evidentemente dunque, la redazione di Mistero non è riuscita a verificare l’autenticità della notizia il 25 e 26 novembre.

Comunque, dopo aver parlato con gli amici di Luis Miguel non crediamo si tratti di una bufala, ma per escludere ogni minima possibilità ci premureremo di chiamare in caserma oltre che a casa di qualche parente. Nel frattempo dobbiamo farti un’ultima domanda. Non avremmo mai pensato di dover fare una domanda tanto assurda ad un collega, ma data la situazione viene spontanea. Tu hai chiarito che Luis Miguel non è Adam Kadmon. Ma Luis Miguel non si è mai proposto come vostra fonte?

Claudio CavalliNo, assolutamente. Ho parlato con Adam proprio ieri ed è vivo e vegeto. Anche lui mi conferma di non aver proprio mai saputo dell’esistenza di Luis Miguel.

Young – Quindi Adam è una persona fisica reale, non una redazione?

Claudio Cavalli – Assolutamente, è una persona fisica, reale e nemmeno noi conosciamo la sua identità. Anzi, gli darò il tuo numero, non sono sicuro che deciderà di mettersi in contatto, ma gli dirò di parlare con te.

In attesa di ricevere una chiamata da Adam Kadmon abbiamo proseguito con altre verifiche. 

L’ARMA DEI CARABINIERI – Young ha contattato anche l’arma dei Carabinieri e, in particolare, la caserma Salvo d’Acquisto a Tor di Quinto (RM). Dopo aver parlato con un ufficiale e poi con un brigadiere siamo stati invitati a chiamare direttamente l’ufficio stampa. Nessuno di loro ha risposto alla domanda: “Ma da voi ha lavorato un certo Luis Miguel Chiasso?”. No comment, si parla con l’ufficio stampa che però, forse perché domenica mattina, non risponde.

L’INTERVISTA AI PARENTI DI MIGUEL – Non essendo riusciti a parlare con l’ufficio stampa dell’arma dei Carabinieri, ci siamo rivolti alla famiglia di Luis Miguel. Prima abbiamo parlato con due parenti del giovane carabiniere che ci hanno informato di esser stati contattati da troppa gente e chiedono dunque rispetto e silenzio in questo momento di lutto. Questi parenti ci hanno inoltre riferito che la famiglia e i genitori di Luis Miguel, totalmente fiduciosi nell’arma dei carabinieri, non hanno nemmeno nominato un perito che fosse presente durante l’autopsia. Anche se si suppone che lo faranno presto, se non altro per la prosecuzione delle indagini.

A quel punto abbiamo chiesto: “Signora, gli amici e anche i giornalisti che si stanno occupando del caso hanno estreme difficoltà a parlare di suicidio, capiamo che vi fidate ciecamente di chi sta conducendo le indagini, ma voi che lo conoscete bene, vi sembra che si tratti dell’identikit di un potenziale suicida?”

Parente di Luis Miguel: “Noi non abbiamo avuto ancora alcuna notizia riguardante le indagini, tuttavia anche i parenti più vicini a lui lo descrivono come un ragazzo pieno di vita, innamorato del mondo. Nessuno avrebbe mai pensato che potesse suicidarsi“.

L'AUTORE
Giornalista pubblicista nasce a nel cuore di Napoli ma vive in molte città italiane, dopo aver compiuto studi umanistici si interessa al mondo editoriale con particolare attenzione alla politica, ambiente e geopolitica.
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