Istria-Palestina stesso problema due scelte diverse

14 Luglio 2014
Ettore Panella
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I confini di tutti gli Stati, dalla notte dei tempi, sono stati tracciati con il sangue. Tendenzialmente è sempre una guerra che ha determinato e determina i limiti di un Paese e talvolta una sconfitta crea dei profughi, ( ogni fronte ha degli sfollati, condizione temporanea ma talvolta si creano dei profughi, condizione tendenzialmente non temporanea).

Gli eventi di questi giorni hanno dato il via a molte analisi storiche ma io credo che sia interessante anche riflettere sulle scelte strategiche fatte.  La questione palestinese, nelle sue linee essenziali ricorda l’espulsione degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia da parte delle truppe jugoslave di Tito.  In seguito alla sconfitta gli italiani furono costretti a fuggire e a rifugiarsi sul confine.  In quella circostanza lo Stato italiano fece una scelta umanitaria e distribuì su tutto il territorio nazionale i profughi, (il mio professore di matematica era di Pola e  anche una bidella veniva da quell’area).
Certo, ci furono i mal di pancia dei comunisti filo Tito e non sempre fu facile adattarsi, (il mio professore era stato educato in scuole italiane che risentivano della rigida impostazione austro-ungarica e non si è mai trovato a suo agio con il sostanziale informalismo meridionale), ma sostanzialmente  furono integrati e gli fu offerta una possibilità di vita quanto più vicina ad una vita normale.

L’Italia optò per una soluzione molto umanitaria perdendo per sempre ogni possibilità di rivendicare quei territori soprattutto oggi che gran parte di quelle persone non ci sono più e i loro figli hanno  strutturato la loro vita ben lontano dai luoghi dei loro genitori. In pratica scegliendo di non tenere forzosamente aperto il problema ha perso l’opportunità di fare la voce grossa quando la ex Jugoslavia è implosa o comunque di chiedere nel tempo aiuti o vantaggi internazionali per i disagi causati dalla gestione dei campi profughi.

I paesi arabi hanno invece fatto la scelta opposta. Mantenendo  i campi profughi e non integrando i palestinesi nei loro confini hanno conservato sia la possibilità di rivendicare i territori passati sotto giurisdizione israeliana dopo le loro  sconfitte militari sia hanno conservato un ruolo politico che resta importante finchè la tensione non si sopisce.

E’ secondo me interessante vedere come di fronte ad problema simile si siano fatte due scelte opposte nessuna delle quali è migliore dell’altra perchè non esiste una scelta migliore di un’altra ma esiste una scelta maggiormente appropriata in funzione di un obiettivo.

Se l’obiettivo è politico-strategico allora il mondo arabo ha fatto la scelta migliore, se l’obiettivo è umanitario la scelta migliore la ha fatta l’Italia.

 

Nota aggiunta:
Per brevità ho dato per scontate molte cose che dalla discussione su FB mi sono reso conto non esserlo.

Interventi del governo italiano a favore dei profughi dell’Istria-Dalmazia.  Se siete in grado di dimostrare che sbaglio sarò felice di fare una rettifica.

1) Decreto del 3 settembre 1947 equipara  gli istriani -dalmati ai reduci e li abilita agli stessi benefici;
2)decreto legislativo del 19 aprile 1948, assegna ai profughi giuliano-dalmati un sussidio giornaliero di 100 Lire per il capofamiglia e di 45 Lire per gli altri componenti del nucleo familiare;
3) la legge scelba del 1952 assegna ai profughi il 15% delle case popolari in costruzione e obbliga le aziende ad assumere il 5% di profughi.

Considerando che si tratta dell’impegno di un governo di un paese uscito da una guerra disastrosa, con il patrimonio edilizio intaccato dai bombardamenti e con la popolazione in forte indigenza, (specie nel primo dopoguerra), io direi che non sia proprio poco.

Alle iniziative del governo va aggiunta tutta la rete delle associazioni e della chiesa cattolica che comunque ha cercato di portare sollievo ai profughi.

Ci tengo a precisare che non ho mai messo in dubbia la tragedia delle Foibe, e tra l’altro abbiamo anche un giorno dedicato al ricordo quindi sarebbe a dir poco bizzarro essere negazionisti.
Il punto è che la mia analisi nasce sui diversi metodi di gestione dei profughi con i loro pro e i loro contro non su come questi vengano creati.

 

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