Le 7 migliori scene del crimine nell'arte
Diciamocelo chiaramente: CSI ha senza dubbio preso spunto da alcune opere d’arte, più o meno famose, per molti dei suoi casi.
La storia dell’arte ci offre, nel suo lungo corso, delle scene del crimine molto interessanti. Che fossero semplici assassini, o più complesse rivolte, o tradimenti, o sotterfugi ancora da compiere, ci sono delle opere d’arte degne almeno di un Emmy per la fotografia.
1. L’assassinio – Paul Cézanne (1867-8)
Cézanne è famoso per le mele e per i suoi giocatori d’azzardo, per i suoi quadri che vagano nel silenzio più profondo, e bla bla.
Ma esiste un Cézanne più giovane e disgraziato, a tal punto che l’amico Emile Zola lo usò come modello per l’artista tormentato descritto nel suo romanzo “L’Opera”. La mente di Cézanne era vagamente labile, sebbene non si veda nei suoi quadri più maturi (ma quale mente non lo è, in realtà?) e L’assassinio ce lo mostra chiaramente: un omicidio brutale, commesso in una zona selvaggia, per mano di due bruti.
2. Uomo ingannato dagli zingari – Leonardo da Vinci (c.1493)
Conosciuto anche come “Cinque teste grottesche”, è uno studio di Leonardo da Vinci per un quadro mai realizzato. Rappresenta, infatti un mondo grottesco e sleale nei suoi tratti.
All’epoca gli zingari erano considerati svelti truffatori, non prendetela come una denuncia della società dell’epoca; è come descrivere un mercante ebreo veneziano che si intasca due spicci in più. Un uomo dall’aspetto nobile, con la testa tra le nuvole, è circondato da personaggi dalle fattezze quasi mostruose; lo accerchiano e uno di questi gli ruba le monete.
Non si sa se questi siano realmente degli zingari ed è questo il tratto più spaventoso: il peggio dell’umanità si riversa sui volti, sfigurandoli.
3. I bari – Caravaggio (1594)
Uno dei quadri più belli mai dipinti, è stato realizzato durante il soggiorno romano del Caravaggio. Un soggiorno segnato da risse, ubriachezza molesta, rapine e puttane: un po’ come tutta la vita del pittore.
Come altri di questo periodo, “I bari” racconta la storia di un giovane borghese, sempliciotto e ingenuo, che nella sua boria di voler giocare d’azzardo si fa fregare bellamente da due abili giocatori della borgata. Meraviglia.
4. Il miracolo del marito geloso – Tiziano Vecellio (1511)
Di miracoloso c’è ben poco, in questo quadro, e infatti il titolo pare un po’ lasciato così. Non aspettatevi di trovar nulla di sacro o mitologico: solamente un pazzoide che cerca di uccidere la moglie.
La storia è semplice: lui pensa che lei lo tradisca e la uccide; poi, capito di aver fatto un’idiozia, chiede a Sant’Antonio di resuscitarla. Sullo sfondo, un paesaggio idilliaco, di quelli popolati da vicini di casa che direbbero “Eh, ma era tanto un brav’uomo, lui” alle telecamere della D’Urso.
Al centro, un uomo impassibile che tiene la testa della moglie disperata per sgozzarla. Così, tra le bellezze del paesaggio silenzioso.
Si mormorava, all’epoca, fosse basato su una storia vera.
5. La morte di Marat – Jacques-Louis David (1793)
La stavate aspettando, lo so. David, che supportò anche i lati più radicali della Rivoluzione Francese, considerava la morte di Marat uno degli assassini più ignominiosi mai commessi. Allora, Marat non era un santo; possiamo considerarlo abbastanza sanguinoso, uno di quelli che amavano urlare “Tagliate la testa agli amici della Rivoluzione!”. E infatti, per la legge del contrappasso, è arrivata la giovane Charlotte Corday lo accoltellò nella vasca.
Essendo piena di simbolismi e omaggi, la scena somiglia ad una santificazione laica. La scena non è affatto eroica, non suggerisce martirio, ma è lungi dall’essere perfettamente reale. E’ un assassino, che si è più volte bagnato le mani del sangue di altri, che è stato ucciso in una vasca da bagno. Lì, nudo, impotente. Come tutti di fronte alla morte.
6. L’uccisione di San Pietro martire – Giovanni Bellini (1509)
La mia passione per gli omicidi mediante pugnale si è capita chiaramente; è un mezzo così romantico e violento, come l’amore.
Scherzi a parte, L’uccisione del Bellini è la descrizione accurata di quello che potrebbe essere un assassinio medievale. San Pietro era un inquisitore con il lieto compito di sterminare le eresie catare durante il tredicesimo secolo; una personcina deliziosa. Tanto deliziosa che gli stessi catari, stanchi delle persecuzioni, l’hanno attirato in una foresta per ucciderlo. Mentre Michelangelo, negli stessi anni, sperimentava la violenza carnale nel disegno, il Bellini cerca di rendere grazioso un brutale omicidio; con il risultato, sconcertante, di un quadro silenzioso e muto mentre in un angolo una persona viene uccisa.
7. L’assassinio minacciato – René Magritte (1927)
Dal titolo geniale, è una delle prime opere surrealiste di Magritte. Una donna nuda giace morta sul letto, l’assassino è ancora nella stanza, ignorando che è osservato da due uomini armati e tre alla finestra, pronti a catturarlo.
Ma da quant’è che lo stanno osservando? Erano già lì mentre la donna veniva uccisa? Hanno assistito a tutta la scena, in silenzio, passivi? Chi farà la prima mossa?
Questo è l’istante “nel mezzo”: nel mezzo tra la violenza già avvenuta e la violenza che sta per avvenire, a dimostrazione che crimine e punizione sono due facce della stessa medaglia.
L’attesa della violenza spaventa più della violenza stessa.
Se il crimine è arte, l’arte merita di essere criminale.