Allerta in Islanda per il vulcano Hekla
Nel Medioevo era ritenuto la porta dell’inferno. Oggi potrebbe essere sul punto di eruttare. Di nuovo. È il vulcano Hekla, il più famoso e attivo d’Islanda. L’allarme sull’isola è salito nelle ultime ore. I geologi dell’Università di Reykjavík hanno dichiarato che i gonfiori visibili sul lato settentrionale del vulcano potrebbero essere il segno di una eruzione imminente.
Rigonfiamenti del terreno simili a quelli degli ultimi giorni erano già stati notati nel 2006, nel 2011 e nel 2013. Poi non ci fu nessuna eruzione. La storia del vulcano spinge però alla massima cautela: l’Hekla non è solito dare molto preavviso. L’ultimo evento ne è la prova: nel 2000 sono passati appena 79 minuti dal primo terremoto all’eruzione vera e propria, durata circa due settimane. Altre volte è andata peggio: appena mezz’ora.
L’Hekla ha eruttato spesso negli ultimi decenni. L’evento più recente è del febbraio del 2000 ed è durato poco più di dieci giorni. L’ultima grande eruzione è del 1947, dopo un lungo periodo di quiete: l’attività vulcanica è iniziata nel marzo di quell’anno ed è terminata nell’aprile del 1948.
Secondo gli esperti, stavolta potrebbe esserci molta più lava sotto il terreno rispetto al 2000. Il geofisico Páll Einarsson ha dichiarato al quotidiano Morgunblaðið che la camera magmatica dell’Hekla potrebbe essere quasi piena.
Le autorità si stanno preparando a fronteggiare l’emergenza: nel caso di eruzione, tutte le persone che vivono nei pressi del vulcano verranno allertate con un sms in inglese e in islandese. A tutti viene raccomandato di non lasciare mai il proprio telefonino e a tutti viene sconsigliato di avventurarsi sulla montagna. I geologi seguono da vicino l’evoluzione degli eventi. Tutti gli altri devono accontentarsi delle immagini trasmesse da una webcam.
L’Hekla è il vulcano più attivo d’Islanda. SI trova nel sud-ovest, è alto 1491 metri ed è quasi sempre coperto di nubi: da qui il suo nome, che significa ‘incappucciato’. In mille anni ha eruttato tra le venti e le trenta volte, ricoprendo le terre meridionali dell’isola con cenere e lava.