Oliviero Biancato: morto l'operaio eroe licenziato per troppi giorni di "chemio"
La storia di Oliviero Biancato, elettricista 53 enne, operaio presso una ditta di Mestre merita di essere raccontata perchè evidenzia quanto l’attuale stato di crisi economica e le poche misure previste per fronteggiarla creino lo spegnersi della speranza e gettino le persone in uno stato di abbandono.
Oliviero è morto venerdì dopo una lunga malattia che aveva comportato la sua sottoposizione a cicli di chemioterapia molto intensi, a causa dei quali si era assentato per parecchio tempo dal luogo di lavoro; l’azienda per cui faceva l’operaio, poichè aveva superato le 274 ore di assenza autorizzate distribuibili in 3 anni previste dal contratto nazionale, lo ha licenziato il 29 aprile 2013 dicendogli che avrebbe potuto continuare a curarsi a casa.
Oliviero lascia un figlio di 24 anni e la moglie che commenta l’accaduto dicendo che: “è stato fatto tutto in regola, lo abbiamo chiesto anche ad un consulente del lavoro: il contratto nazionale dei metalmeccanici prevede per il datore di lavoro il diritto al licenziamento al termine del periodo di comporto”; nessun rancore è leggibile nelle parole della donna nei confronti dell’azienda ma ciò che viene spontaneo e legittimo pensare sia a lei che a noi, venuti a conoscenza di questa storia, è che la disciplina del lavoro esistente in Italia sia palesemente ingiusta in quanto mette in condizione le persone di dover scegliere tra lavoro e salute, interessi molto forti e garantiti costituzionalmente alla stessa stregua.