Martin Luther King: lettera dalla prigione di Birmingham

16 Gennaio 2013
Laura Elisa Rosato
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rev dr martin luther king jrLa famosa “Lettera dalla prigione di Birmingham” di Martin Luther King fu scritta in risposta ad una dichiarazione pubblica di preoccupazione e cautela emessa da otto leader religiosi bianchi del sud. Si erge come uno dei documenti classici del movimento dei diritti civili e racchiude in sè il significato di tutta la sua attività : eccone un significativo estratto in omaggio alla sua figura che avrebbe compiuto gli anni nei giorni scorsi.

Mentre sono confinato nella prigione di Birmingham, sono qui a rispondere alle vostre recenti dichiarazioni secondo cui le mie attuali attività sono da considerarsi “avventate ed inopportune”.

[…] sono a Birmingham perché qui regna l’ingiustizia. Proprio come i profeti, già otto secoli prima di Cristo […]così io sono stato costretto a portare la parola libertà oltre la mia propria città natale.. Non posso stare oziosamente seduto ad Atlanta e non essere preoccupato di quello che succede a Birmingham. L’ingiustizia, ovunque, è una minaccia alla giustizia ovunque. Siamo tenuti in una inevitabile rete di mutualità legati dallo stesso destino.

Ogni cosa che tocchi uno direttamente tocca tutti indirettamente. […] In ogni dimostrAzione non-violenta ci sono quattro passi fondamentali: l’insieme dei fatti che dimostrano che l’ingiustizia esiste; la negoziazione; l’auto-purificazione e l’azione diretta. […] Il fatto che l’ingiustizia razziale inghiottisce questa comunità. Ci sono stati più casi irrisolti di case e chiese di Negri fatte saltare in aria in Birmingham che in ogni altra città della nazione.

[…] Potete ben chiedere:” Perché l’Azione diretta? Perché i sit-in, marce e così via? Non è la negoziazione una strada migliore? Avete quasi ragione a chiedere una negoziazione. Infatti questo è il vero scopo dell’azione diretta. L’azione diretta non-violenta cerca di creare una crisi ed incoraggia una tensione che costringa una comunità, che è stata costantemente rifiutata al negoziato, a confrontarsi col problema. Essa cerca di drammatizzare così tanto il problema che non possa essere ignorato. La mia citazione della creazione della tensione come parte del lavoro di una resistenza non-violenta può suonare scioccante. Ma devo confessare che non ho paura della “tensione” del mondo. Ho seriamente opposto una tensione non-violenta ma c’è un tipo di tensione costruttiva non-violenta che è necessaria per la crescita. […]Lo scopo del nostro programma di azione diretta non-violenta è di creare una situazione di crisi che aprirà inevitabilmente la porta della negoziazione. Troppo a lungo la nostra adorata terra del Sud è stata impantanata nel tragico sforzo di sostenere un monologo anziché un dialogo.

[…] Doloroso è un fatto storico per cui gruppi privilegiati raramente rinunciano volontariamente ai loro privilegi. […] Sappiamo attraverso dolorose esperienze che la libertà non è mai data volontariamente dall’oppressore; deve essere chiesta dall’oppresso. Per anni ho sentito la parola “aspetta!”. Questo “aspetta” ha molto spesso voluto significare “mai”.

Abbiamo aspettato per oltre 340 anni per i nostri diritti costituzionali e dati da Dio. […]Forse è facile per quelli che non hanno mai provato la puntura della freccetta della segregazione dire “aspetta”. Ma quando avete visto la calca cattiva linciare le vostre madri ed i vostri padri per volontà e affogare le vostre sorelle e i vostri fratelli per capriccio; quando avete visto poliziotti pieni d’odio maledire, dare calci e spesso uccidere i vostri fratelli e le vostre sorelle neri; quando vedete la vasta maggioranza dei venti milioni di vostri fratelli soffocare nella gabbia ermetica della povertà in mezzo ad una ricca società[…] Viene il momento in cui la coppa della pazienza si esaurisce e gli uomini non sono più disposti ad essere spinti nell’abisso della disperazione.

[…]Come si può non rispettare alcune leggi ed obbedire a delle altre?. La risposta sta nel fatto che ci sono due tipi di leggi: giuste ed ingiuste. Sono d’accordo con S. Agostino per cui:” Una legge ingiusta non è affatto una legge”. Ogni legge che innalza la personalità umana è giusta. Ogni legge che degrada la personalità umana è ingiusta. […]Non è la segregazione una espressione esistenziale della tragica separazione degli uomini, la sua tremenda alienazione, la sua terribile peccaminosità? Una legge ingiusta è un codice che un gruppo più forte o più numeroso obbliga un gruppo minoritario ad obbedire senza vincolare se stesso. Questa è una differenza resa legale. Allo stesso modo, una legge giusta è un codice che una maggioranza impone ad una minoranza e da prova di buona volontà nel seguirla essa stessa. Questa è parità legale.

[…] Chi si oppone ad una legge ingiusta deve farlo apertamente, amorevolmente e con il buon proposito di accettarne la pena. Io penso che ogni individuo che non rispetti la legge che la sua coscienza gli dimostri ingiusta e chi di buon grado accetta la pena della prigione per svegliare la coscienza della comunità sulla sua ingiustizia, in realtà sta dimostrando il più alto rispetto per la giustizia. Non dovremmo mai dimenticare che tutto quello che Adolf Hitler fece in Germania fu “legale” e che tutto quello che fecero in Ungheria i combattenti ungheresi per la libertà fu “illegale”. Fu illegale l’aiuto ed il conforto agli ebrei nella Germania di Hitler.

[…] Chi preferisce una pace negativa che è l’assenza di tensione verso una pace positiva che è la presenza della giustizia; chi dice costantemente: “sono d’accordo con te verso l’obiettivo che stai perseguendo ma non sono d’accordo con te con i tuoi metodi di azione diretta”; chi crede di poter definire una scala temporale per un’altra libertà degli uomini.

[…]Noi semplicemente portiamo in superficie la tensione nascosta che è già viva. Noi la portiamo all’aperto dove può essere vista e condivisa, l’ingiustizia deve esplodere con tutte le tensioni che la sua esplosione crea, alla luce della coscienza umana e all’aria della opinione nazionale prima che possa essere curata.

[…] Ora è il tempo di far migrare la nostra politica nazionale dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della dignità umana.

[…]La gente oppressa non può rimanere oppressa per sempre. […]Quanto abbiamo macchiato e spaventato quel corpo a causa della negligenza sociale e la paura di essere non conformisti.

C’era un tempo in cui la Chiesa era molto potente.[…] Le cose ora sono diverse. […]Ma anche se la chiesa non viene in aiuto della giustizia, non devo disperare circa il futuro. […]Noi vinceremo la nostra libertà perché la sacra eredità della nostra nazione e l’eterna volontà di Dio sono racchiuse nell’eco delle nostre richieste.

[…]Mai prima d’ora ho scritto una lettera così lunga. Ho paura di aver abusato troppo del vostro tempo prezioso.

[…]Speriamo tutti che il buio delle nubi del pregiudizio razziale passi al più presto e che la fitta nebbia dell’incomprensione venga lasciata fuori dalle nostre comunità già impregnate di paura, e che in qualche non distante domani le stelle radianti della fratellanza e dell’amore risplendano sulla nostra grande nazione con tutta la loro scintillante bellezza.

Vostro per la causa della Pace e della Fratellanza”
Martin luther King Jr.

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