"Un difficile addio": chiude E, il mensile di Emergency

16 Luglio 2012
alessandro doranti
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e-cartaceoUna notizia che non avrebbero voluto dare. Ma che, a giochi fatti, non era più rimandabile. L’annuncio della chiusura di E-il mensile è arrivato oggi dagli editoriali di Gianni Mura e Maso Notarianni, direttori della rivista di Emergency.

Erede del progetto PeaceReporter, uno degli sguardi più critici e lucidi su quello che succedeva nel mondo, E era nato nell’aprile del 2011 in versione cartacea mensile e con un sito on-line aggiornato quotidianamente. Del progetto precedente aveva custodito la vocazione, rinnovato la grafica e ampliato i contenuti. Indipendente e puntuale nelle denunce, ha offerto suggestivi reportage, autorevoli racconti di giornalismo narrativo, dai quali emergevano parole e immagini che reggevano pienamente il senso dell’inchiesta e il gusto della scoperta, abbinati ad una affascinante poetica.

“Tra edicole e abbonamenti – ha scritto Gianni Mura – il giornale vende all’incirca ventimila copie. Non pochissime, secondo me, se teniamo conto della crisi. Molti hanno rinunciato al quotidiano e il taglio si ripercuote con maggior forza su settimanali e mensili. La crisi pesa anche sull’editore, cioè su Emergency. Che non è più disponibile ad accollarsi il passivo (non esorbitante) della gestione. Non ci trovo nulla da eccepire: prima vengono gli ospedali, poi i giornali. E-il mensile è nato per trasmettere una cultura di pace e credo l’abbia fatto. Credo, ancora, che questo modo di fare giornalismo abbia un futuro, anche se si è scontrato con il presente”.


Ad agosto l’ultimo numero del cartaceo, mentre già il 27 luglio il sito chiude ai suoi lettori. “Rabbiosamente ci arrendiamo al mercato – ribadisce Maso Notarianni – pessimo misuratore della e-il-mensile-festivalqualità dell’informazione, drogato in Italia più che in qualsiasi altro paese occidentale dal perverso rapporto tra editori e politica (che ha generato una tra le peggiori leggi per il sostegno all’editoria che si possa immaginare) e tra editori e affari, che non è solo il “conflitto di interessi” di Berlusconi, ma il fatto che non ci siano editori puri che si misurano con il libero mercato. E che informazione, pubblicità, distribuzione (sia fisica che virtuale) dei contenuti giornalistici siano concentrati nelle mani di pochi che gestiscono a cartello l’esistenza in vita di questo e di quello. Non a caso l’Italia è al 62° posto nel mondo nella classifica che racconta della libertà di stampa”.

Anche Emergency ha commentato la rinuncia al progetto attraverso le parole di Cecilia Strada, già collaboratrice di Peace Reporter: “Essere costretti a lavorare sempre di più – scrive la presidente di Emergency – potendo contare su sempre minori risorse economiche: questa, in estrema sintesi, è la realtà che Emergency sta affrontando da più di un anno. Per far fronte a questa situazione, siamo costretti a scegliere: e prima di chiudere la porta di un ospedale, siamo costretti a chiudere la porta di un giornale. La testa, in questo momento, deve dire addio. Il cuore sussurra: speriamo che sia un arrivederci”.

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