È morto il bassista Donald "Duck" Dunn
Lo storico bassista della Blues Brothers Band e dei Booker T and the MG’s si è spento nel sonno nella mattinata di quest’oggi, in Giappone, dove si trovava per una tournè. A darne l’annuncio su FaceBook è stato il collega e amico di sempre Steve Cropper, chitarrista di entrambe le band sopra citate.
Donald Dunn era nato il 24 novembre 1941 e aveva acquisito il soprannome “Duck” nel modo più semplice che si possa pensare: guardando il cartoni animato della Disney di paperino con il padre.
Dunn iniziò a suonare il basso proprio grazie all’amicizia con il chitarrista Steve Cropper, fino agli anni ’60, quando i due si dividono per un breve lasso di tempo, sufficiente per la fondazione dei Booker T. and the MG’s, in cui Donald Dunn viene chiamato nel 1964. Entrando a far parte della band riesce anche a diventare un collaboratore fisso dell’etichetta Stax, che all’epoca ha sfornato quantità industriali di dischi Soul, Blues e R & B.
Le linee di basso di Respect, di Sittin’ on the Dock of the Bay di Otis Redding, di Midnight Hour di Wilson Pickett’s e tante altre anche di artisti rock, come Neil Young, Eric Clapton e Jerry Lee Lewis, erano frutto della mente di Dunn che ha segnato il distacco tra i tipici bassisti walkin’ del blues “scolastico” e quelli che hanno creato uno stile più elaborato e atto anche a una maggiore improvvisazione.
Non per nulla, nonostante la differenza di genere musicale, Donald Dunn è annoverato tra i bassisti che hanno influenzato lo stile di Jaco Pastorius.
Ha suonato con tutti i grandi del blues anche dal vivo, dove ha accompagnato Freddie King, Muddy Waters e ha raggiunto poi ulteriore fama grazie all’ingresso nella Blues Brothers Band, sempre con Steve Cropper, con cui ha girato i film con il due John Belushi e Dan Aykroyd e ha suonato date in tutto il mondo.
Nel 2007 aveva ricevuto un grammy alla carriera, assieme agli altri membri della Booker T and the MG’s, per il contributo alla musica pop.
Donald Dunn aveva 70 anni e un’influente carriera alle spalle. Ci lascia ora un vuoto importante sulle quattro corde del blues.