Napoli: La storica sede del Consolato britannico chiude i battenti
NAPOLI – Il governo di Londra chiude il consolato britannico. Dal ‘600 la città ospitava un console e dal primo giugno perderà la prestigiosa sede diplomatica.
Nel 2011 Londra già chiuse i consolati di Venezia e Firenze e lo scorso gennaio Berlino ha annunciato la medesima sorte per il consolato tedesco.
Palazzo Leonetti di via dei Mille, che copre il Distretto Consolare di Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Calabria, cesserà le proprie attività il 31 maggio. Resterà uno sportello, non aperto al pubblico, con funzioni di emergenza per gli interventi che l’ambasciata riterrà necessari e un ufficio per le attività commerciali e di investimento.
Dei 10 dipendenti, 5 resteranno a Napoli: due allo sportello e tre all’ufficio commerciale, mentre un sesto addetto sarà trasferito all’ambasciata. In quattro si ritroveranno senza lavoro e tra questi il console Michael Burgoyne 63 anni, a due dalla pensione, arrivato a Napoli nel 1980 per insegnare all’Orientale, viceconsole dal 1984, console dal 1999 e decano del corpo consolare napoletano. “Tornerò a Londra e cercherò un nuovo lavoro” queste le prime parole dette da mister Burgoyne. “Tornerò a Napoli tra un paio di anni – spiega il console – per vedere la metropolitana finalmente finita. So che i cantieri hanno sconvolto la città ma poter ammirare un porto greco in una stazione della metropolitana sarà uno spettacolo unico al mondo”.
La decisione di chiudere la sede di Napoli è stata del Foreign Office ed è dettata da motivi economici. Per risparmiare, infatti, il governo di Londra vuole tagliare alcune sedi diplomatiche in Europa ed in Nord America e, a costi minori, aprirne di nuove nei Paesi emergenti in forte sviluppo, in primis Cina e India.
Laddove non ci siano possibilità di affari vantaggiosi per la Gran Bretagna, la presenza diplomatica è superflua e va tagliata. Questo il messaggio forte e chiaro del Foreign Office che, in periodo di austerity, non ha risparmiato ingenti tagli alla spesa pubblica.
La chiusura del consolato napoletano rientra, dunque, in quest’ottica nonché nel nuovo corso della politica estera inglese, inaugurato nel 2010 dal premier Cameron. Il ministro degli Esteri William Hague ha dichiarato: “Abbiamo una precisa visione del futuro e oggi stiamo costruendo i network, le alleanze e le connessioni di cui il nostro Paese ha bisogno e che coltiverà negli anni a venire. Dobbiamo essere efficacemente presenti a Pechino, Brasilia, Pretoria, New Delhi e Giacarta proprio come lo siamo già a Washington e a Bruxelles”. Insomma Napoli è fuori dai giochi!
Il piano prevede la chiusura dei consolati senza prospettive commerciali e l’apertura, grazie al denaro così risparmiato, di otto ambasciate e sei consolati in altre nazioni, oltre all’invio di più personale in ben venti Paesi nel mondo, soprattutto in Asia.
Il sindaco di Napoli de Magistris, per evitare la scomparsa del presidio, ha scritto al Presidente Napolitano affinché un suo intervento possa convincere David Cameron ed anche Angela Merkel a rivedere le proprie scelte proprio ora che la città è impegnata in una forte azione di rilancio. Ma sembrerebbe troppo tardi, la decisione ormai è presa e l’ennesimo colpo basso si abbatte sulla città baciata dal sole, ma non dalla sorte.