Beatrice Borromeo, quando una privilegiata "sfotte" i meno fortunati

26 Aprile 2012
Germano Milite
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beatrice borromeo


Di Germano Milite

             

E dire che mi era più che simpatica Beatrice Borromeo. Da figlio di nessuno che per fare un pizzico di insignificante carriera in questo disastrato settore che è il giornalismo, ho difatti sempre cercato di mettermi nei panni di quelli che sono nati più fortunati di me; con discendenze nobili o parenti eccellenti nel mondo dell’informazione. A chi la criticava poiché “facilitata dal cognome che porta più che dalle capacità reali”, io rispondevo sicuro: “Beh cerca di immaginare la frustrazione di un raccomandato perenne o di un figlio di che deve, sempre e comunque, dimostrare due volte il proprio valore”.

                 

Mi chiedevo: “E se il mio babbo fosse stato un pilastro del giornalismo italico ed io avessi voluto gettarmi nello stesso settore? Cosa avrei provato ad essere visto e dipinto come privilegiato anche se avessi oggettivamente meritato il successo?”. E così tentavo di giudicare la giornalista solo ed esclusivamente per la sua cultura, la sua capacità di scrittura (senz’altro migliorabile ma per nulla malvagia) ed i suoi pensieri.

          

Poi, per la seconda volta, Beatrice ha clamorosamente toppato, prendendo a schiaffi l’enorme fortuna che avvolge giornalmente la sua vita. La prima uscita infelice c’era stata un annetto fa, sulle pagine (virtuali) de “Il Fatto”; la rampolla aveva reso partecipi i numerosi lettori del suo dilemma: partire per un prestigiosissimo e costosissimo master in giornalismo alla Columbia University o restare qui in Italia a raccontare le storie dei giovani precari? Un dubbio che, come noto, attanaglia sempre più giovani italiani meritevoli. Alla fine la cronista-modella ha comunicato ad un pubblico piuttosto “sticazzoso” la sua scelta: si parte per gli States. Già in quell’occasione furono molte le critiche piovute sulla giovane e bella cronista premiata da madre natura e da nobili natali. In tempi di crisi estrema, sbandierare la possibilità di andare a svolgere un costosissimo master in giornalismo in America, non è stato proprio il massimo della sensibilità e dell’opportunismo.

                                                                         

A quel punto si sperava che l’esperienza americana avrebbe fatto maturare Beatrice e invece…invece no. Un anno alla Columbia e zacchete: la mutazione in finissima e streotipatissima radical chic esterofila è stato completato. Nella “cover story” del settimanale “A”, la bella giornalista ha rivolto ai giovani italici molto più sfigati di lei moniti e riflessioni tipiche di chi è troppo distinto e distante dalla realtà che prova, goffamente, ad inquadrare e giudicare. Il succo del discorso era semplice: se volete sul serio far carriera ed essere felici, per prima cosa dovete fuggire dall’Italia ed emigrare in paesi dove esiste più meritocrazia. Ma poi, soprattutto:“Nella vita bisogna rischiare, bisogna avere la voglia di deragliare dalla strada che tutti davano per scontata, di fare qualcosa di più, di ottenere di più, di diventare i migliori, qualunque sia il proprio campo”.

                                      

Probabilmente, però, la considerazione più ridicola (e intollerabile) è questa:”Un paio di settimane fa – assicura la fashion girl –  la mia università ha organizzato incontri con le più grandi testate giornalistiche americane: in pochi sono usciti senza avere conquistato almeno un colloquio di lavoro“. Beh mi verrebbe da portarmi un mano alla bocca, farmi cascare il monocolo ed esclamare:”Oh my Gosh”…anche in Italia, cara Bea, se hai i soldi per fare un bel master da 100.000 euro poi devi essere un po’ tardo e/o parecchio sfigato per non ottenere nemmeno “un colloquio di lavoro”.

Insomma: raccontini entusiastici e strali di coraggio esistenziale alla “prendi in mano il tuo destino ora” tipici di una ragazza fortunatissima che non ha l’umiltà e la sensibilità di vederla, questa immensa ed eccezionale fortuna. A quel punto le critiche sono state trasversali e riprese da diverse testate; con molti oramai ex fan della bella Borromeo che hanno commentato in maniera molto poco lusinghiera.

             

Concludo il post rivolgendo a mia volta un consiglio alla bella, brava e privilegiata collega:”Cara Beatrice, io concordo al 100% con te quando dici che nella vita, per essere felici, bisogna assolutamente saper rischiare; avere il coraggio di correre sui binari del deragliamento e percorrere strade che in molti ci sconsigliano poiché troppo “perigliose” (e lo scrivo chiaramente in questo post). Però, cara contessa, tu non hai fatto nulla di tutto questo. Tu hai solo dovuto scegliere tra l’avere successo e l’avere ancora più successo. Non hai mai assaggiato la precarietà, i genitori che in lacrime ti dicono che quel master di giornalismo non potranno mai pagartelo, la voglia di viaggiare e scoprire il mondo avendo a stento i soldi per pagare il canone e guardarti “Turisti per caso”. Dalla vita hai avuto tanto e sono sinceramente felice per te. A questo punto però lascia almeno certe prediche a chi si è sul serio “fatto da solo”…del resto si tratta di rinunciare solo ad un po’ di visibilità e tenere leggermente a freno la lingua su uno dei pochi temi sui quali non dovresti mai esprimerti“.


In bocca al lupo per tutto

Germano


Ps comunque se chiedi a qualcuno dei tuoi parenti di pagarmi il Master alla Columbia io parto domani mattina e faccio “deragliare” la mia vita subito (sarcasmo mode: on)



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L'AUTORE
Giornalista professionista. Partendo dalla televisione, ha poi lavorato come consulente in digital management per aziende italiane ed internazionali. E' il fondatore e direttore di YOUng. Ama l'innovazione, la psicologia e la geopolitica. Detesta i figli di papà che giocano a fare gli startupper e i confusi che dicono di occuparsi di "marketing".
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