Berlino, chiude il più grande centro sociale d’Europa

23 Marzo 2012
alessandro doranti
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tacheles berlinoIl Tacheles è sotto sgombero. In queste ore gli ufficiali giudiziari, scortati dai reparti della polizei, stanno provvedendo a sigillare le stanze del noto spazio berlinese, considerato il più grande centro sociale d’Europa. Mesi di mobilitazioni e appelli in sua difesa non sono bastati. 30.000 metri quadri nel quartiere Mitte, il Tacheles è la terza attrazione turistica cittadina, per numero di visitatori, dopo il Reichstag e il Pergamon Museum. Dietro la sua chiusura, c’è la crisi della storica società proprietaria, il Fundus Gruppe. Un’immobiliare alla quale l’associazione di artisti che gestiva il Tacheles pagava la cifra simbolica di 1 euro di affitto mensile. Ammontare definito da un contratto che dal 2008 non è stato più rinnovato. Le insolvenze del Fundus Gruppe, che aveva dichiarato il fallimento già nel 2007, hanno accelerato la vendita dell’immobile. HSH Nordbank, oggi amministratore straordinario, rivendica il diritto di piazzare al miglior offerente quell’edificio decadente e coperto di graffiti, il cui valore monetario si aggira sui 35 milioni di euro. Per farlo mette alla porta i vecchi affittuari, che hanno però ingaggiato una battaglia legale sulle spese di manutenzione sostenute durante la loro lunga permanenza.

Sarà impossibile in ogni caso che lo spazio resti com’è. Il gestore del Café Zapata, una sorta di anomalo foyer adiacente al Tacheles, ha già incassato “la buonuscita”. E così quel che è stato per più di vent’anni l’officina artistica della controcultura berlinese, secondo le ipotesi più accreditate si trasformerà in appartamenti di lusso affiancati da un gigantesco centro commerciale. Un destino beffardo che si incrocia a pieno con le trasformazioni di una città un tempo freddamente separata e che oggi si ricompone in una continua e profonda ristrutturazione.

L’edificio fu costruito nel 1907. Utilizzato dalle SS come prigione per i soldati francesi è sopravvissuto miracolosamente ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Il Tacheles era nato il 13 febbraio cafe zapata1990, pochi mesi dopo la caduta del Muro. Salvandolo dall’imminente demolizione, un gruppo di artisti della Berlino Est aveva occupato l’enorme edificio sulla Oranienburgerstrasse e dato vita a un centro di cultura alternativo. Il nome prescelto “Tacheles” deriva da una parola yiddish che significa “parlare apertamente”, ed è un omaggio a quello che fu l’antico quartiere “dei granai”, il ghetto degli ebrei di Berlino. Ma anche un richiamo al termine utilizzato dagli artisti della DDR per denunciare la censura del governo. Nel 1990, quando la divisione tra gli stati tedeschi non era stata ancora superata, un gruppo di artisti della Berlino ovest raggiunse il Tacheles, che divenne a suo modo un simbolo della riconciliazione. In circa vent’anni di attività vengono organizzati concerti, performance teatrali, esposizioni di pittura e fotografiche. Al suo interno l’edificio offre laboratori d’arte che nel tempo si sono riempiti di artisti provenienti da tutto il mondo e che in questo anti-museo hanno vissuto e lavorato, esposto le loro opere e tentato di venderle. Ora questa favola underground, a meno di clamorosi colpi di scena, si ferma qua, ammucchiandosi tra la memorabilia dell’ostalgie e allungando un’ombra sull’intera Berlino. Per la città laboratorio, quella delle occupazioni e del contropotere, un altro esperimento riserva la sua peggior conclusione. Il capitalismo vince.

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