Fumetti, se Dylan Dog parla napoletano…

10 Marzo 2012
Marco
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Il nome della pagina facebook passa quasi innosservato: “copertine rivisitate di Dylan Dog (http://www.facebook.com/pages/Copertine-rivisitate-di-Dylan-Dog/286608308063914). Ma appena apri la sezione foto, ti ritrovi davanti una valanga di immagini che ritraggono l’indagatore dell’incubo alle prese con mostri, fantasmi e…con il dialetto napoletano! E’ bastato cambiare i titoli dei vari albi del fumetto edito da Sergio Bonelli perché Dylan Dog si mettesse a commentare i problemi della sanità campana e dello spread nella lingua parlata all’ombra del Vesuvio. L’autore delle simpatiche rivisitazioni si chiama Francesco Burzo, classe 1981, umorista napoletano. Noi siamo andati ad intervistarlo per You-ng.

dylan dog2

Allora, Francesco, com’è la storia? Da quando l’indagatore dell’Incubo più famoso del mondo si è messo a parlare il dialetto di Totò e Peppino?

Da quando si è reso conto che le cose che gli accadevano non sono poi così dissimili da situazioni tipicamente partenopee. Le copertine dei suoi albi ricordano scene che si possono vivere quotidianamente a Napoli e nel suo hinterland.

Quasi 5000 mila fan sulla tua pagina di Facebook in poco più di un mese ed un boom di click e condivisioni. I numeri parlano da soli.

Eh … dovrò spendere un capitale in caffè al bar, però ne è valsa la pena. A parte gli scherzi, pare che il connubio tra una buona idea e il social network funzioni. Tu lanci un input, la condivisione fa il resto. E’ come un passaparola, però poi è necessario essere costanti e mantenere il livello, altrimenti le persone si disaffezionano.

Già acuto.org sdoganò un Rambo napoletano alle prese con l’inflazione, e la coppia Jack e Rose in salsa partenopea poco prima dell’affondamento del Titanic. Sembra che il dialetto del Vesuvio in bocca a personaggi famosi abbia sempre successo.

Di esempi di napoletanizzazione ce ne sono parecchi. Siamo in molti ad esserci cimentati. Credo siano proprio la vivacità e la spontaneità della lingua partenopea a prestarsi in maniera del tutto naturale a questo tipo di sperimentazione. Io stesso, come molti miei compagni di scuola, napoletanizzavo tutto ciò che ci veniva proposto durante le lezioni: romanzi, personaggi storici, opere d’arte. Le copertine di Dylan Dog non sono altro che il risultato di tanti anni di “pratica”.

Pizza, mare, sole e…tante risate. Sembra che fuori dai confini campani Napoli venga apprezzata sempre per le stesse cose. Possibile che questa città sia solo una città da ridere?

Napoli è una città da ridere a da piangere… ma proprio per questo è un’inesauribile fonte d’ispirazione. Il dramma spesso ha dei risvolti amaramente ironici. La prova d’abilità più impegnativa per un comico è proprio riuscire a far ridere di ciò che dovrebbe far piangere.

Dopo il successo di Dylan Dog in versione partenopea, hai in mente altri personaggi da ‘napoletanizzare’?

Si, anche se non credo si tratterà di personaggi dei fumetti. Ho già sperimentato qualche parodia dei personaggi della Disney e sto mettendo a punto numerosi progetti. Penso proprio che i fan della mia pagina avranno a breve numerose sorprese…

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