L’auditorium di Isernia: un monumento alla Cricca

13 Febbraio 2012
Mathew Myladoor
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di Ketty Iannantuono


isernia presa diretta auditoriumNon sempre il cemento porta denaro nelle casse esangui dei Comuni. Molto spesso, invece, è semplicemente spreco di danaro pubblico”.

Con queste parole, nella puntata di domenica 12 Febbraio di Presa Diretta, Riccardo Iacona ha introdotto il bel servizio di Domenico Iannacone sull’ennesimo esempio italiano della cattiva gestione dei soldi pubblici, quello dell’auditorium di Isernia.

Ci troviamo ad Isernia, una piccola cittadina del centro Italia, di appena 22mila abitanti. Una città poco conosciuta, nonostante sia provincia (la seconda della regione Molise) e ospiti uno dei più importanti siti preistorici non d’Italia ma del mondo, quello dell’Homo Aeserniensis. Un sito antichissimo, risalente a 700mila anni fa, agli albori della storia dell’uomo. Un sito senza museo, perché il museo, spiega Emilio Izzo della Soprintendenza dei Beni Culturali del Molise, è chiuso praticamente da quando è in costruzione, e cioè da 30 anni.

                                                                                                                                                               

Nel 2005 il lungimirante sindachì Gabriele Melogli decide che Isernia ha una necessità impellentissima ed improrogabile: quella di un auditorium. In realtà ad Isernia un auditorium ci sarebbe già, spiega Iannacone, ma è talmente angusto che non soddisfa la megalomania del sindaco (nonostante i suoi 296 posti siano del tutto sufficienti per le esigenze cittadine ed, anzi, spesso le rappresentazioni vadano semi deserte). Ma questa è un’altra storia.

La storia dell’auditorium, quello super mega iper, di 35 mila metri quadrati coperti con quasi tremila posti a sedere tra cinema, anfiteatro e sala principale, comincia invece con una gara d’appalto. Domenico Iannacone ce la fa raccontare da qualcuno che ha seguito bene la vicenda, l’architetto Franco Valente, quarto classificato nella gara, che da tre anni sottolinea le incongruenze di questo appalto.

                                                                                                                                                              

Nel 2005 l’amministrazione isernina emana un bando per la progettazione di un auditorium cittadino. Costo massimo previsto per l’opera: 5 milioni di euro. Una cifra già stanziata dalla regione Molise in favore del Comune, soldi, in pratica, già disponibili. Il concorso viene vinto da un professore dell’Università di Palermo, l’architetto Pasquale Culotta. A questo punto interviene un colpo di scena straordinario: il progetto finisce in mano alla costituenda SPA della Protezione Civile. La Protezione Civile prende in gestione l’opera, cambia il coordinatore della direzione lavori, che diventa Mauro Della Giovampaola; responsabile del procedimento diventa Riccardo Micciché. Il vero padre del progetto è però Fabio De Santis, nominato responsabile unico del procedimento su incarico del Governo. Se questi nomi vi sembrano familiari un motivo c’è: tutti e tre sono stati travolti dallo scandalo dei lavori per il G8 e per i Mondiali di nuoto. L’auditorium, intanto, è diventato un grande affare, un’opera mastodontica inserita tra i “lavori urgenti” per le celebrazioni dell’Unità d’Italia, nei cantieri dei “grandi eventi”, curati direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso ordinanze della Protezione Civile. Gestita, quindi – come le altre – senza rispettare il codice degli appalti pubblici, seguendo la regola della “emergenza”. Ad Isernia è spuntata la Cricca.

                                                                                                                                                              

Nell’Ottobre del 2007 viene reso pubblico un progetto –uguale a quello precedente fin nei minimi particolari (stessa relazione generale, stessa relazione tecnica, stesse planimetrie)- che vede però lievitare i costi; la firma del progettista è ancora una volta del professor Culotta. Peccato che l’architetto sia morto da ormai 11 mesi. A volte ritornano.

Il costo previsto del progetto, ad oggi, è di 56 milioni di euro (eravamo partiti da un massimo di 5). Un’enormità. Probabilmente, però, si andrà a spendere molto di più, dal momento che l’auditorium non è stato ancora terminato, anche se, per la verità doveva essere già pronto da un pezzo.

Nel 2011 l’auditorium non è pronto e quindi salta la prevista inaugurazione in pompa magna con un’orchestra sinfonica importante e un direttore di grido (evento magari da far gestire a “Molise Cultura”, l’unica Fondazione culturale molisana che sembra godere di finanziamenti regionali, diretta dall’amico degli amici Sandro Arco, nonostante questo non abbia nessun titolo di studio pertinente). Ma l’apparenza è tutto: l’inaugurazione s’ha da fare. Per l’occasione si allestisce in fretta e furia, nell’ingresso della struttura, l’unica parte del cubo di cemento al momento agibile, la piccola mostra “Partono i bastimenti”. La mostra va deserta ma le telecamere ci sono. Il 20 Dicembre 2011 il sindaco d’Isernia Gabriele Melogli taglia il nastro alla presenza del Presidente della Regione Molise, un Michele Iorio grufolante di felicità.

                                                                                                                                                             

L’amministrazione isernina è di centro destra, così come la presidenza regionale (e lo è da anni) ma la nuova opera tira in ballo, in negativo, anche il centrosinistra. L’ideona del sindaco Melogli, infatti, sottoposta al prefetto era poi stata approvata da Di Pietro, all’epoca ministro della proposta di costruzione. Gli affari cancellano i colori politici.

Nel corso del servizio, il sindaco d’Isernia si affanna a vantarsi della sua creatura e a dispensare consigli di vita. “Memento audere semper. Ricordati di osare sempre”. “Se uno non compra il biglietto non può vincere la lotteria”.

                                                                                                                                                              

Ma il premio della lotteria qual è? Quello che fa vincere alla piccola città di Isernia un’opera sovradimensionata, inutile, con sicuri problemi di gestione futuri e realizzata per una spesa folle? O quella del sicuro e facile guadagno che nel frattempo hanno intascato i costruttori?

L’Autorità sulla Vigilanza sui Contratti Pubblici, in una delibera del 23 Novembre del 2011 inviata alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, ha contestato al Comune di Isernia e alla Protezione Civile una lunga serie di irregolarità, non ritenendo a norma l’appalto. Secondo l’Autorità, ci sarebbero state anomalie nel bando di gara, ritardi nell’esecuzione dell’opera, revisioni progettuali e soprattutto una lievitazione dei costi. La lotteria, insomma, sembra fosse stata truccata per far vincere qualche audace.

La notizia di uno spreco di denaro pubblico, in un periodo di sacrifici forzati come questo, fa male. Fa male soprattutto in una realtà economicamente depressa com’è quella del Molise. Un’area che di tutto avrebbe bisogno, fuorché di mastodontici monumenti all’inutilità. Una regione che, attraverso i numerosissimi siti archeologici e paesaggistici, i monumenti storici e i suoi ritmi lenti di un’Italia più antica, dovrebbe star lì a testimoniare “quello che eravamo noi prima di essere così imbecilli”.

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